Si legge tutto di fila L’amica geniale, l’ultimo romanzo di Elena Ferrante. Un libro che trascina in un’avventura inedita, la storia di due bambine, Lenù e Lila, che si trovano a crescere in un quartiere popolare di Napoli, più o meno tra gli anni Cinquanta e Sessanta e che decidono – anzi è Lila a deciderlo per entrambe – che non saranno povere come le loro famiglie, che diventeranno ricche, come l’autrice diPiccole Donne. Loro scriveranno un libro insieme. Un progetto strabiliante, a ben vedere, o forse è più chiaro dire: un progetto sovversivo.
Eppure non si tratta di un romanzo a tesi, anzi. Tutta la storia avvince in virtù di una narrazione che non si scosta mai dal punto di vista di Elena, Lenù, e che pur raccontando del passato, non sa mai nulla di più di quello che succede e di quello comprende di sé e Lila momento per momento. Quindi sempre un punto di vista parziale, a cui sfugge molto di quello che succede intorno, che proprio per questo avvince nella lettura. Riusciranno Lila e Lenù a fuggire dal quartiere e dal loro destino, loro che sono donne e povere? Forse ha ragione Angelo Guglielmi, che su Tuttolibri ha sostenuto che questo libro non c’è nulla di nuovo, niente che non sia già stato raccontato di Napoli, tra scarpari, portieri e padroni del quartiere. Eppure colpisce che un lettore acuto come Guglielmi, un estimatore della scrittura di Elena Ferrante di cui apprezza, negli altri romanzi come L’amore molesto o I giorni dell’abbandono, (come tutti gli altri pubblicati dalle edizioni e/o), «il non detto nascosto nel detto, gli impedimenti che arrestano la prospettiva facendo balenare il vuoto dell’ignoto», non veda che qui che il non-detto, così abbagliante da risultargli invisibile, è l’avventura in cui queste due bambine si giocano la vita, l’avventura a cui le porta la sfida per la propria libertà. Una storia non ovvia, non ri-conosciuta, perfino quando viene raccontata.
È una sfida, quella di Lenù e Lila, che trova spazio nella loro immaginazione e ne orienta la vita in virtù del loro legame, che nasce dal cuore, da un’attrazione invincibile verso una simile che dà forza, ma provoca anche odio, risentimento, volontà di portare via all’altra quello che appare un insostenibile di più, compreso il piacere di rompere il legame, per poi capire che da sole non c’è più senso. Sono due personagge straordinarie, Lenù e Lila, si muovono sulla forza di un desiderio di libertà che non si piega, anche di fronte a fallimenti, ostacoli, durezze della vita. Ragazze speciali e per questo ordinarie, che raccontano il desiderio di cambiare vita, non sempre consapevole ma irresistibile come un istinto vitale, che ha animato un’intera generazione di donne, comuni e uniche, proprio come loro.
Per questo sono interessanti i co-protagonisti: i loro coetanei, i fratelli, i bambini con cui crescono e che diventano i ragazzi da scegliere o da cui scappare. Interessanti perché sono sempre guardati con la paura, l’ansia, il desiderio ma anche la rabbia che la violenza dei maschi, singoli e in gruppo, suscita nelle ragazze. È uno degli aspetti più sottili e riusciti del romanzo, raccontare i ragazzi, gli uomini come li vedono le donne, senza per questo farne un manifesto ideologico; raccontare le conseguenze nell’esperienza intima femminile della tensione, della violenza quotidiana, accentuata dal clima di quartiere dove esiste una gerarchia e un ordine da rispettare, pena la vita. Ne risulta il ritratto di una specie di danza, la descrizione di come avveniva-avviene l’interiorizzazione della violenza maschile, che faceva (fa) parte del diventare donna. Speculari e intrecciate, Lila e Lenù giocano le proprie carte. Bellezza, potere della seduzione, intelligenza. Il dispiacere della fine a sorpresa, quasi un tradimento della sorte, si stempera nel sapere che ci saranno altri due volumi. Ce lo promette, oltre che l’editore, il prologo. A sessantasei anni Lila è scomparsa e Lenù racconta la loro storia. Ci sono quasi altri cinquant’anni da scoprire. Un’epopea da non perdere.
Elena Ferrante L’amica geniale Edizioni e/o 332 pagine, 18 euro
per approfondire: Paolo Di Stefano intervista Elena Ferrante