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Microcritiche / Ma la crudeltà non è una piccola cosa

13 Dicembre 2024
di Ghisi Grütter

PICCOLE COSE COME QUESTE – Film di Tim Mielants. Con Cillian Murphy, Eileen Walsh, Emily Watson, Michelle Fairley, Clare Dunne, Zara Devlin, Irlanda, USA, Belgio. Fotografia di Frank van den Eeden, musiche di Senjan Jansen.

Molti sono i film che abbiamo visto che parlano delle Case Magdelene Loundries, gestite dalle terribili suore irlandesi cattoliche, ma mai come in questa pellicola il loro potere sovrano e il loro sadismo costituiscno il tema centrale del film. “Piccole cose come queste” ha come protagonista Cillian Murphy – premio Oscar per “Oppenheimer” – è basato sul romanzo dell’autrice irlandese Claire Keegan (Piccole cose da nulla, Enaudi, 2022), sceneggiato da Enda Walsh, prodotto da Ben Affleck, Matt Damon e dallo stesso Cillian Murphy che lo aveva proposto.
Un film relativamente recente che trattava la questione era interpretato dalla magnifica Judi Dench – “Philomena” del 2013 di Sthephen Frears – che raccontava alla figlia che 50 anni prima si era trovata in un Convento di suore costretta in uno stato di segregazione e prigionia che l’avevano portata alla privazione del figlio, dato in adozione.
Piccole cose come queste” si svolge nel 1985, in pieno periodo di recessione, in un piccolo paesino irlandese dove Bill Furlong si arrabatta nel commercio consegnando carbone e legna e ai suoi clienti abituali tra i quali ci sono le suore del Convento delle Magdalene. Bill vive con la famiglia: la moglie Eileen (interpretata da Eileen Walsh) e cinque figlie femmine.
Il film mette in evidenza un tetro capitolo della storia irlandese – il caso delle Magdalene Laundries – dove venivano mandate centinaia di ragazze (spesso orfane) che rimanevano incinta giovani e single e, una volta partorito, separate dai figli che venivano spesso venduti a ricche famiglie americane. Questi istituti femminili erano delle vere e proprie prigioni, dove le ragazze erano trattate in modo disumano. Le suore, infatti, gestivano nel Convento un istituto correzionale femminile che dava alle ragazze un’istruzione di base, oltre a gestire una lavanderia che funzionava a pieno ritmo. La loro attività era nota fin nell’Ottocento e vennero chiusi solo nel 1996, rimanendo una macchia ineliminabile della storia irlandese.
Piccole cose come queste” ritorna su questi fatti, ma con un punto di vista diverso, quello di una persona estranea che osserva ed è dibattuta tra l’intervenire o il tacere, così come anche sua moglie suggerisce aderendo all’ipocrisia collettiva del quieto vivere. Tutto il paese, infatti, accetta con omertà la situazione nell’indifferenza generale. Così gli dice la moglie: «Se vuoi andare avanti in questa vita ci sono cose che devi ignorare».
Il tormento di Bill nasce dall’aver scoperto una ragazza incinta maltrattata e rinchiusa al freddo nel deposito del legname delle suore. Si chiama Sarah, proprio come sua madre che, invece, ebbe la fortuna di essere accolta con Bill, suo figlio, nella casa di una ricca signora dove svolgeva la mansione di governante. L’incontro di Bill Furlong con la Madre Superiora del Convento, Suor Mary (una strepitosa Emily Watson) è sicuramente la scena più significativa di tutto il film.
Il film va avanti mostrando le notti insonni di Bill, i suoi percorsi in furgone in una terra innevata, i suoi riti di pulizia nei rientri a casa e in tanti flash back della sua infanzia che lo ossessiona.
Si avvicina Natale e ogni regalo è un’occasione di ricordo: perfino le scarpe blu da comprare alla moglie gli evocano il puzzle tanto desiderato e mai avuto da bambino.
Cillian Murphy interpreta così un lungometraggio intimo ma intenso, dove la sua bravura emerge ancora di più, sottolineata dai lunghi primi piani.
Il film ha aperto la Berlinale del 2024 conquistando la critica e aggiudicandosi un posto nell’imminente stagione dei premi. Nel cast Emily Watson che si è già aggiudicata l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione da non protagonista.

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