JOKER- FOLIÉ A DEUX – Film di Todd Philipps. Con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Catherine Keener, Zazie Beetz, Harry Lawtey, Steve Coogan, Leigh Gill, Sharon Washington, Mike Houston, USA 2024. Musica di Hildur Wonadóttir, direttore della fotografia Lawrence Sheer.
In molti film americani il bipolarismo è trattato come una schizofrenia schematica dove convivono due diverse personalità: una rappresenta il bene e l’altra il male, che si alternano. È il male che uccide, mentre il bene “non farebbe male a una mosca”.
Siamo vicini al processo di Joker (magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix) e mentre il viceprocuratore Harvey Dent (interpretato da Harry Lawtey) chiede la pena di morte, l’avvocatessa della difesa (interpretata da Catherine Keener), cerca di dimostrare che Arthur soffre di una dissociazione mentale dividendo il suo essere in “Arthur” e in “Joker”, in conflitto psicologico.
Qui, nei due film di Joker – e nella realtà -, sembra che la dinamica sia un po’ più complessa. Il malato psichiatrico è sempre la stessa persona che passa da un eccesso all’altro. Il disturbo bipolare infatti è caratterizzato da cambiamenti estremi dell’umore e fa alternare momenti maniacali o ipomaniacali, in cui l’umore è elevato in modo abnorme, a momenti di depressione, in cui l’umore è molto basso talvolta può portare al suicido. Il malato psichiatrico, invece, vive bene i momenti di esaltazione, non si rende conto degli altri che molto spesso disturba fino a, come nel caso di Joker, uccidere.
Arthur Fleck è rinchiuso nel carcere di Arkham – città immaginaria del Massachussetts inventata dallo scrittore Howard Phillips Lovecraft – dove gli danno delle pillole sedative (il litio?) che lo contengono, ma anche deprimono, così che Joker è solitario, silenzioso e poco comunicativo, non ride più e non racconta più barzellette e anche fisicamente sembra malato, è sempre più curvo e magro. Mentre il primo film su “Joker” sembra volerci spiegare il perché della trasformazione di Joker in personaggio violento, il secondo sembra voler approfondire il conflitto interiore tra il suo desiderio di essere amato e l’impatto con la cruda realtà di un mondo esterno che lo deride.
Ma un giorno nella sala musica del carcere incontra la bionda Lee Quinzel (interpretata splendidamente da Lady Gaga) e a lui, tutto insieme, sembra quasi di vedersi in uno specchio: la ragazza ama le follie, ha ucciso il padre e dato fuoco alla casa di famiglia. Finalmente non è più solo! Lee diventa il primo e grande amore di Arthur, e questo nuovo sentimento lo porta a evitare di mandare giù le pillole sedative, fargli rinascere il sorriso e il desiderio di vivere, che significa anche risuscitare in lui la parte istrionica ed esibizionista.
Il film mostra un equilibrio precario tra satira e disperazione, tra una parodia della cultura pop e una critica feroce al modo in cui la società trasforma il dolore in spettacolo.
Non voglio fare spoiler e raccontare troppo la storia del film che riproduce alternanza di momenti cupi a momenti felici anche introducendo tecniche diverse. Bellissime sono le scene musical con Lady Gaga scatenata, ma anche belle, anche se dure, le rappresentazioni della malvagità della vita in carcere. La musica, infatti, in questo film ha un ruolo molto importante anche con canzoni famose come That’s life di Frank Sinatra, For Once in My Life di Steve Wonder e Get Happy di Judy Garland e altre.
La già provata bravura di Joaquim – ha vinto l’Oscar 2020 come protagonista maschile di “Joker” -viene esaltata da quella di Lady Gaga (per assurdo un controcanto…), ormai una garanzia anche per tutti gli attori che non sanno cantare. Questa volta Todds Phillips mescola i generi con estrema naturalezza: tra i supereroi Marvel, il film carcerario, il musical, il cartone animato e figure riprese dall’Universo dei DC Comics.