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Microcritiche / La doppia e più che doppia personalità del mite prof. Gary

7 Luglio 2024
di Ghisi Grütter

HIT MAN – KILLER PER CASO – Film di Richard Linklater. Con Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Jo-Ann Robinson, USA 2023, Musica di Graham Reynolds, fotografia di Shane F. Kelly.

Se avete voglia di vedere un film divertente e un pò politically uncorrect, venite a New Orleans a seguire le vicende del sicario di polizia Gary Johnson. Una ventina di anni fa al regista capitò di leggere un articolo di cronaca nera sul Texas Montlhy a proposito di un personaggio che sembrava uscito da un film. Anni dopo – superata la pandemia – il regista insieme a Steven Soderbergh, del cinema indipendente americano post New Hollywood, coadiuvato da Glenn Powell – attore e cosceneggiatore – rimisero insieme quella storia che li aveva intricati tutti e tre e su cui hanno confezionato questo film.
Gary (interpretato da Glen Powell) sembrerebbe un mite professore universitario di storia e psicologia, che ha un incarico didattico all’Università di New Orlans, divorziato, vive con due gatti che chiama Io ed Es. Già nella prima lezione parlava agli studenti di Nietzsche, interrogandosi su quanto sia necessario, per l’essere umano, uscire dalla propria comfort zone. Così ognuno avrebbe dovuti scegliersi “l’abito da indossare”, o meglio costruirsi una personalità che potesse poi sviluppare meglio. Il tema dell’eterno contrasto tra “essere e apparire” era stato già affrontato in precedenza da Seneca, che, in particolare nell’Epistulae morales ad Lucilium scrisse: «Nemo suum agit, ceteri multiformes sumus» ovvero: “nessuno si attiene a un solo ruolo, siamo tutti multiformi”. Egli dunque pensava che l’uomo desidera assumere sembianze diverse, quindi apparire in maniera diversa, senza voler assumere un solo ruolo.
Infatti il nostro Gary, come lavoro part – time da consulente informatico della polizia passa all’azione interpretando, è il caso di dirlo, un falso sicario, che gli permette di mascherarsi diversamente ogni volta per sventare numerosi omicidi. Così si allena a sparare al poligono di tiro, e scopre di avere doti drammaturgiche notevoli.
Anche se la storia prende risvolti prevedibili, rimane godibile per la garbata regia e per la simpatica interpretazione di Glen Powell, che riesce a passare da una iniziale faccia anonima a una persona sexy che affascina molte donne.
Non voglio dire di più perché è un film considerato del genere thriller e lascio lo spettatore a godere anche dell’ottima musica che lo accompagna, ripescata nei generi passati.
Richard Stuart Linklater è regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, annoverato tra i migliori del nuovo cinema statunitense. È noto per aver diretto la trilogia “Prima dell’alba” del 1995, “Before Sunset – Prima del Tramonto” nel 2004 e “Before Midnight” nel 2013, e per i quali ha ottenuto due candidature agli Oscar. Nel 2014 il suo film “Boyhood” girato nell’arco di 12 anni, ha ottenuto il plauso della critica e numerosi riconoscimenti tra cui due Golden Globe (miglior film drammatico, miglior regista), due BAFTA (miglior film, miglior regista) e l’Orso d’Argento per il miglior regista al Festival di Berlino. “Hit Man – Killer per caso” – presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno scorso – ha entusiasmato critici e pubblico – ed è una storia (in parte vera ma romanzata) che ondeggia efficacemente tra commedia romantica e thriller poliziesco.

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