Pubblicato sul manifesto il 13 febbraio 2024 –
Scrivo in viaggio verso Genova, dove partecipo a un incontro dal titolo “Buon compleanno Unità”. Perché oggi (ieri per chi legge), 12 febbraio 2024, sono passati 100 anni esatti da quando uscì il primo numero del giornale fondato da Antonio Gramsci. Rivedrò amici e ex colleghi della redazione genovese dell’Unità – ho cominciato lì tra il ’73 e il ’74 – altre e altri giornalisti delle testate genovesi, con alle spalle tanto lavoro di cronaca gomito a gomito. Penso che ricorderemo anche chi non c’è più.
Qualcosa di simile, per una platea nazionale, è avvenuto domenica pomeriggio a Roma, nella grande mostra dedicata a Enrico Berlinguer per iniziativa della fondazione animata da Ugo Sposetti. Sono usciti, in occasione del centenario, due libri sul quotidiano che fu del Pc d’I (Partito comunista d’Italia – sezione italiana dell’Internazionale comunista) e poi del Pci, il “partito nuovo” voluto Togliatti. Franca Chiaromonte e Graziella Falconi hanno scritto Di casa in casa. L’Unità, una storia centenaria, edito da All Around e dalla Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi” e presentato venerdì 9 nella sede della Federazione della stampa italiana. Un viaggio ricco di documenti, testimonianze e immagini lungo il secolo di vita del giornale (fino all’incredibile vicenda dell’”era Renzi” che lasciò per anni redattori e redattrici senza stipendio e senza alcun sostegno).
Roberto Roscani, che si è occupato a lungo di politica e di cultura nelle stanze del quotidiano, ha pubblicato con Fandango L’Unità. Una storia, tante storie. Testimonianza della vita dell’”organo del Pci”, poi “giornale del Pci”, e infine – dalla “svolta” di Occhetto – “giornale fondato da Antonio Gramsci”. È il racconto di come, fino al 2000, anno della prima chiusura, sia stato “sismografo ultrasensibile” -immagine riferita al ruolo di Genova nel ‘600 da Fernand Braudel – della vita politica e sociale del paese. Cito lo storico delle Annales, perché a questo grande modello di ricerca storica ha paragonato Claudio Petruccioli il libro di Roscani alla presentazione che c’è stata domenica alla mostra. Ne hanno discusso con lui Silvia Garambois (protagonista della contrastata creazione all’Unità di un Comitato di redazione con tutti i crismi sindacali nei primi anni Ottanta: incombeva la ristrutturazione e la cassa integrazione) e lo “storico” cronista parlamentare Giorgio Frasca Polara, che ha tirato fuori dal suo archivio una lettera di Natalia Ginzburg e Vittorio Foa, preoccupati per il futuro della stampa comunista al tempo della “svolta”.
Poi, in video, le parole di Aldo Tortorella, entrato all’Unità proprio a Genova alla vigilia della Liberazione, e direttore nazionale tra il ’70 e il ’75: anni di maggior successo del giornale e del partito. Ha ricordato lo “strappo” che – col “tacito consenso” di Berlinguer – fece aprendo con paginoni già pronti la campagna per il “No” nel referendum contro la legge sull’aborto, mentre il partito era ancora impegnato in interminabili trattative con il Vaticano e pervaso dalla paura di perdere («quei bvavi compagni non conoscevano bene gli ovientamenti del popolo…»).
Non sono mancati il brindisi e una ottima torta, con auguri formulati dall’ex direttore Massimo D’Alema. Reduce da un mega-incontro fiorentino tra “reduci” della Fgci (Federazione giovanile comunista italiana) ha valorizzato l’esperienza di una ossimorica “nostalgia allegra”. Un sentimento, palpabile in queste occasioni, che al ricordo delle cose di un tempo unisce la capacità di non deprimersi, e forse quella di pensare qualcosa di non banale nella molto poco bella condizione del mondo e della politica.