La nuova serie cartoon Questo mondo non mi renderà cattivo (su Netflix) ha in comune con Strappare lungo i bordi la voce narrante di Zerocalcare, l’ironia e l’arguzia ma i temi sono più intricati, percorsi dalle contraddizioni in cui inciampiamo quotidianamente.
Nato Michele Rech, l’autore di graphic novel ammirato da tanti – all’incirca la Gen x, i Millenial, la Gen Z – che si è ribattezzato con la pubblicità di un detergente, ha raggiunto da tempo fama e successo fino ad assumere un posto importante nei media: Pensa Zerocalcare, dice Zerocalcare, secondo Zerocalcare …
Non abita più nel quartiere (Rebibbia) di una volta anche se ci torna per prendere ispirazione dai comportamenti, dal linguaggio, dallo stile di vita degli altri, di quanti sono rimasti nel “buco nero” di Roma Est.
In Questo mondo non mi renderà cattivo il racconto (fatto alla polizia) ruota intorno alla presenza di un gruppo di migranti sbattuti nel centro di accoglienza del quartiere che però, ma guarda tu che sfortuna! confina con una scuola di bambini. Apriti cielo. Manifesti xenofobi ricoprono i muri delle strade attizzando la protesta. Arrivano a dare manforte “i nazi” di “Blues Brothers”. Risposta immediata e solidale del quartiere: contro i gruppi di estrema destra, tra i quali adesso milita Cesare, amico in passato di Zerocalcare prima di venire inghiottito dalla solitudine della disintossicazione, la sua “bella gioventù” si solleva come un solo uomo pronta a strappare i manifesti e poi a menar le mani.
“Ce vojo crede” conferma Zerocalcare: con gli avversari picchiatori bisogna azzuffarsi e sì, la violenza è uno strumento sempre a disposizione (della popolazione maschile).
Su questo palcoscenico rispuntano i vecchi sodali. Secco “Annamo a pija er gelato?” purché abbia il gusto del cioccolato fondente e Sarah, schietta fino alla brutalità. Precaria da un numero incalcolabile di anni, con gli amici diventati importanti che “Nun ve girate manco a guardà”, lei ha finalmente trovato un posto dove insegnare. Nella scuola accanto al centro di accoglienza. Ci tiene e rivendica di volerlo fare in pace, senza le battaglie tra diverse fazioni dietro l’angolo.
Adesso non serve appellarsi ai “principi”, ai radiosi ideali. Meglio capire come sbrigarsela: “Nun guarda su” (“Don’t look up”) senza fare male a nessuno, magari con qualche compromesso. Per esempio, spostando il centro sociale in un posto meno vicino alla scuola.
Ma in questo modo non succederà che Zerocalcare sia costretto a separarsi dalla propria storia, rompendo il patto di fedeltà con gli amici? Al tempo stesso, conosce la fatica di una generazione che oggi si trova di fronte alle tante difficoltà del lavoro, alle ingiustizie, alle porte chiuse. Di fronte agli argomenti di Sarah, al bagaglio negativo di Cesare, cresce il senso di colpa. “La verità è che io so ‘na specie di balena spiaggiata”.
Finite le certezze rocciose, adesso è importante cercare le risposte, appunto, per non diventare “cattivo”, perché l’odio, la rabbia non sommergano tutto.
P.S. Potrei chiudere qui ma quanto è successo a “Lucca Comics” (l’essersi Zerocalcare sottratto al festival perché rappresenta “un cortocircuito che non riesco a gestire” il patrocinio dato da Israele alla manifestazione. Alla sua rinuncia è seguita quella di Fumettibrutti, dei fratelli Asaf e Tomer Hanuka “loro so’ fichi”, grandi fumettisti nonché illustratori i quali scrivono: “Non ci sentiamo di spostarsi da una zona di guerra vera verso una zona di conflitto mediatico. Abbiamo deciso di fare un passo indietro e lasciare che l’arte parli per se stessa”) rimanda proprio alla scena zeppa di incoerenze, di conflitti di “Questo mondo non mi renderà cattivo”.
Zerocalcare non fa il tifo per una parte o per l’altra piuttosto difende la sua posizione parziale. Questa posizione tuttavia produce un effetto valanga e trascina una sorta di boicottaggio. “Mi sento nammerda se vengo, mi sento nammerda se non vengo” insiste Zerocalcare.
Eppure, la possibilità di nominare il proprio disagio nella manifestazione stessa non sarebbe stata una strada da provare?
In effetti, nelle tavole pubblicate su www.internazionale.it per spiegare la decisione di non aver partecipato alla fiera del fumetto, Zerocalcare mette in bocca alla “femmina” la seguente frase: “Ma poi per me è sbagliato non andare. Meglio la contraddizione dentro, no?”.
Io essendo donna, resto aggrappata al suggerimento della “femmina”.