FRATELLO E SORELLA – Film di Arnaud Desplechin. Con Marion Cotillard, Melvil Poupaud, Benjamin Siksou, Golshifteh Farahani, Cosmina Stratan, Saverio Maligno, Joël Cudennec, Francis Leplay, Joël Cudennec, Nicolette Picheral, Patrick Timsit, Francia 2022. Sceneggiatura di Arnauld Desplechin e Julie Peyr.
Arnaud Desplechin è un regista e sceneggiatore francese che ha sempre girato film “intimisti”. È autore di opere drammatiche che contemplano l’anima delle persone, talvolta sono timorose nei confronti del futuro e di solito, consapevoli degli errori del passato. Sono film che esprimono emozioni, insicurezze, fragilità.
La vicenda di “Fratello e sorella” si svolge nella provincia francese tra Lille e Roubaix, città di provenienza del regista: un’antica città industriale della Francia settentrionale, nelle Fiandre francesi vicino al confine con il Belgio.
Il film è incentrato sul rapporto conflittuale di odio e amore tra Alice e Louis (interpretati da Marion Cotillard e Melvil Poupaud) che non si sono più parlati negli ultimi venti anni. In effetti i fratelli sono tre: Alice è un’attrice teatrale di successo, Louis è un poeta e scrittore che ha anche insegnato in una scuola e Fidèle (interpretato da Benjamin Siksou) il più piccolo, vive con un compagno e svolge un po’ il ruolo di mediatore tra i fratelli, avendo un buon rapporto con entrambi.
L’inizio del film presenta due scene drammatiche che avvengono a distanza di cinque anni una con l’altra. La prima è una cerimonia commemorativa a casa di Louis per suo figlio Jacob, morto a sei anni, da cui Alice e suo marito André vengono respinti. André era stato molto amico di Louis fino a quando ne ha sposato la sorella.
La seconda scena mostra i genitori Abel e Marie-Louise (interpretati da Joël Cudennec e Nicolette Picheral) che mentre guidavano per andare alla prima teatrale della figlia di un adattamento di “Orgoglio e pregiudizio”, si fermano per soccorrere una ragazza che con l’auto ha preso in pieno un albero. Purtroppo sopraggiunge un camion che sbanda: la ragazza muore, mentre Abel e Marie-Louise rimangono gravemente feriti e vengono portati all’ospedale.
Alice era già affranta prima dello spettacolo perché aveva appena letto l’ennesimo romanzo del fratello che parla di lei dipingendola in maniera terribile, ciononostante è riuscita ad affrontare il palcoscenico.
Sembra che i genitori abbiano avuto una predilezione eccessiva nei confronti della figlia femmina e di questo Louis abbia sofferto. Poi una volta che lui, attraverso la scrittura, ha raggiunto la notorietà sembra abbia fatto scattare invidie e gelosie all’attrice prima-donna.
Durante i giorni di attesa delle cure dei genitori in ospedale, Alice si lega a una sua ammiratrice, un’immigrata rumena che inizia ad accudire. Louis invece, che ha bisogno di bere e fumare oppio, chiede sostegno alla moglie Faunia (interpretata da Golshifteh Farahani) che, discretamente era rimasta nella campagna dove vivono e, finalmente lo raggiunge a Lille. Louis continua a scrivere e dedica anche una lettera direttamente alla sorella.
Tutto il resto della storia segue l’evoluzione delle cose: muore prima la madre e poi la segue il padre, e anche ai funerali l’incontro tra i figli è problematico, Louis rimane dietro un albero a guardare senza partecipare attivamente alla cerimonia.
L’amore e odio tra i due fratelli prende connotati sempre piuttosto teatrali: pianti e bevute si alternano a cadute, svenimenti o minacce di suicido. Louis e Fidèle, infatti, iniziano a svuotare l’appartamento dei genitori e della loro infanzia quando Louis, sopraffatto dai ricordi, sale sul tetto e si ferma sul bordo dell’edificio. Tutti lo pregano di tornare indietro e anche Alice si unisce a loro. Rimasti solo in due Louis si rammarica con sua sorella di tutti gli anni in cui l’ha amata. Alla fine scenderà febbricitante, si lascia aiutare da Alice che lo copre con una coperta e si sdraiano sul letto insieme. Pace fatta, a mio avviso forse in modo troppo drastico e improvviso.
Qualche tempo dopo, Louis insegna di nuovo in una scuola. Alice si è trasferita ad Abomey, in Benin, e gli invia una lettera dove afferma di essersi lasciata tutto alle spalle – il teatro, suo marito, suo figlio – e di sentirsi finalmente viva.
Il film è stato presentato in concorso al 75° Festival di Cannes, ma forse non è il migliore di Arnauld Desplechin.