ALMA+OSKAR – Film di Dieter Berner. Con Emily Cox, Valentin Postlmayr, Anton von Lucke, Brigitte Karner, Austria 2022. Sceneggiatura di Hilde Berger, fotografia di Jakub Bejnarowicz.
In questo inizio estivo si riaprono le arene a Roma, così anche il Forum Austriaco di Cultura apre i giardini al pubblico cinematografico. Arrivato alla sua decima rassegna del cinema contemporaneo, la sera del 20 giugno è stato proiettato un film di Dieter Berner dopo un cortometraggio ispirato, anch’esso, al pittore austriaco Oskar Kokoschka.
Le storie d’amore passionali degli artisti sono sempre state materiale privilegiato per la produzione cinematografica e questo film narra infatti la storia breve ma intensa tra il pittore Oskar Kokoschka e la cosiddetta “vedova delle quattro arti”, Alma Mahler. Siamo a Vienna agli albori del Novecento, Alma (interpretata da Emily Cox) è figlia del pittore Emil Schindler e aveva sposato giovanissima Gustav Mahler di vent’anni più grande di lei, sacrificando le sue aspirazioni di musicista per assistere, e coadiuvare il genio del marito.
Rimasta vedova sposò poi il fondatore tedesco della Bauhaus Walter Gropius da cui divorziò dopo una decina di anni e alla fine fu la moglie di Franz Werfel, scrittore austriaco ebreo che seguì in America.
Tra il primo e il secondo matrimonio, o meglio durante, conobbe Oskar Kokoschka (interpretato da Valentin Postlmayr) che veniva da una famiglia povera della bassa Austria, dotato di uno straordinario talento. Studiò a contatto con Gustav Klimt nell’ambiente della Secessione Viennese da cui si distaccò per una forma più individuale di Espressionismo. Con il dipinto La sposa del vento, del 1914, la sua pittura raggiunse la piena maturità espressiva: il quadro era, appunto, un omaggio ad Alma Mahler, che avrebbe voluto sposare e il cui amore influenzò tutta la sua vita e la sua produzione. Il talento di un artista è in grado di rendere immortale un rapporto destinato inevitabilmente a finire troppo presto.
Oskar Kokoschka, al rientro dalla guerra, ferito in battaglia, si fece addirittura costruire una bambola/manichino – con cui aveva un rapporto morboso – delle fattezze di Alma: se la portava in carrozza, la portava in teatro, ci dormiva insieme, così come narra Andrea Camilleri nel suo racconto dal titolo “La Creatura del desiderio” (Skira 2013).
Il film, presentato all’interno del programma della Diagonale 23, gira attorno agli anni ‘10 del Novecento, racconta la passione fra i due, mette in evidenza la possessività di Oskar in contrapposizione al desiderio di libertà di Alma che, da un lato continuava a curare l’opera postuma di Mahler, dall’altra cercava di trovare un proprio spazio creativo (e amoroso con Walter Gropius).
In “Alma+Oskar” la figura femminile emerge mentre le figure maschili sono solo di contorno: Mahler lo si vede un attimo dirigere a New York pochi mesi prima della sua morte ed è descritto come un uomo anziano molto concentrato su se stesso. Altrettanto forse si può dire di Gropius di cui non emerge affatto la grande importanza che ha avuto sull’architettura, e non solo di quell’epoca lì.
Quello che dunque non compare è il contesto storico, anche se è curato nelle immagini e nelle ricostruzioni di ambiente, il film, ignora tutte le innovazioni scientifiche, culturali e artistiche di cui è stata teatro la Vienna di quegli anni, basti citare Sigmund Freud e Arthur Schnitzel, Arnold Schönberg o il Circolo filosofico e culturale di Vienna intorno a Moritz Schlick.
Il regista si era già cimentato sulle biografie di artisti come aveva fatto con il film “Egon Schiele” del 2017, in cui abbiamo avuto modo di osservare l’artista anche nella sua vita privata.