C’è chi va a Mirabello (dove si rubano i titoli delle canzoni di Lucio Battisti, forse perché a corto di idee) e c’è chi va a Siena. Al primo convegno ci sono andate sicuramente anche le donne, al secondo hanno prevalentemente partecipato le donne per parlare di loro stesse. Cosa hanno in comune quelle di Siena con quelle di Mirabello? Molto poco, è probabile, tanto che stamane a Siena la più applaudita è stata Lidia Menapace, che ha risposto a Giulio Buongiorno che sabato voleva marcare i punti in comune tra le donne di destra e quelle di sinistra in nome di un fronte comune. Grazie a Menapace (nel senso che lei l’ha ufficializzato) al raduno di Se non ora quando? (che adesso si chiama per brevità Snorq) si è capito che il movimento e le donne che vi vogliono aderire non devono dimenticare le differenze o azzerarle.
Bene, ora la questione è: ieri sono stati snocciolati i problemi, stamane si è parlato del che fare. Se ne sono fatte carico principalmente due delle promotrici, Serena Sapegno e Titti Di Salvo: organizzarsi, creare gruppi e rappresentanze locali, coinvolgere il più possibile le amministratrici di comuni e enti locali, “un patto tra donne su obiettivi condivisi”. In quale progetto? Ancora non l’ho capito bene, in verità, nel senso che la mia impressione è che si è ancora lontane dall’organizzazione di un gruppo che scelga obiettivi e modi per sviluppare la propria strategia politica, al contempo va sottolineata una volontà forte e un numero di adesioni davvero alto, così come i comitati presenti, i gruppi di donne che non smettono mai di vedersi, parlare, darsi da fare, vedasi oggi sui giornali la notizia delle signore incinte di Domodossola che hanno occupato la Asl per non far chiudere il centro nascite). I recenti successi dei movimenti insegnano che la rete è un ottimo mezzo per fare network, che le piazze funzionano, e così pure le liste civiche. Ma quando Sapegno ha azzardato a parlare di un comitato nazionale, i nasi storti sono stati molti. Così si rischia di azzerare le specificità dei singoli comitati e delle specifiche realtà locali, con le esigenze cucite a misura di territorio, dicono molte. E’ vero che il timore di cadere nei soliti errori della politica italiana è grande: prendete il movimento Cinque Stelle nato da Beppe Grillo e il suo entourage. Dopo i successi referendari il gruppo dei fedelissimi del non più comico genovese hanno nominato per elezione diretta i responsabili nazionali, e la base si è arabbiata di brutto: ma come si fa così, prima tutti in piazza e poi comando io?
Ecco, il problema è darsi degli obiettivi politici e raggiungerli stando in parlamento e nelle sedi preposte (ricordiamolto, ieri si è parlato soprattutto di quote rose, diritti della maternità, lotta alla precarietà, ricnoscimento del lavoro di cura), e qualcosa di sicuro andrà sacrificato, anche tra le donne. La sciarada sarà tenere il più possibile dentro Snoq tutte le differenze ma anche uscire con risposte univoche, per essere pronte quando si tratterà di partecipare alle prossime elezioni. E vincere la paura di essere fregate dalle stesse donne, perché mica siamo tutte buone e sante solo perché facciamo i bambini e non usiamo in genere la violenza così quanto gli uomini.
Sarà un partito di sole donne? Presto per dirlo, per il momento la headline del movimento si è trasformata, passando da “per un paese di donne” a “un paese per donne”.
Monica Luongo
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