No, non condivido il commento indulgente di Franca Chiaromonte e Letizia Paolozzi nei confronti del manifesto, gonne al vento, del Pd romano che pubblicizza la Festa dell’Unità romana.
Prima di prendermela con le gonne me la prendo con il vento. Non ne posso più : “Vedi che bel vento. Cambia il vento. Un nuovo vento. Anche a Roma cambia il vento”. Non puoi andare nemmeno dal tabaccaio senza imbatterti in uno di questi meravigliosi esempi di ventosa creatività pubblicitaria che occupano ogni spazio lecito e talvolta illecito.
Ma cosa diavolo vogliono dire, quando è un partito, anzi il maggior partito di centro sinistra, non una marca di ventilatori, a commissionarli alle agenzie ? Una desolante pochezza di idee. Si mette la vela a favore del vento quando si ha poca energia fisica o poca intelligenza tecnica per scegliere la rotta della barca e tenerla. Sembra che l’inconscio del Pd, con questa campagna, faccia una sorta di acting out: non ho un programma da proporre ai movimenti che nascono, crescono e ci fanno vincere le battaglie democratiche, non ho una linea, o se l’avessi e la esplicitassi andrei forse in frantumi, non ho una cultura collettiva, ma sento il vento e mi adeguo. Non funziona, temo. I movimenti chiedono altro ai partiti, non quello che sanno fare benissimo da soli. E poi, in un paese trasformista come il nostro, andiamo adagio con il vento. Se non sbaglio dire di qualcuno “che va dove va il vento” non è esattamente un complimento.
E veniamo alle gonne. A me sembra che la disinvoltura delle ragazze nel vestire non c’entri. C’è una grande differenza fra la figura e l’immagine. La figura è l’aspetto esterno che scegliamo di dare alla nostra forma corporea, ognuna secondo il proprio gusto, la propria età, la propria sicurezza o insicurezza. L’immagine invece è una rappresentazione, una riproduzione fantastica, una visione che la mente esercita non sul singolo corpo, ma sui corpi. Dunque criticare quel manifesto non comporta affatto che si moraleggi sulle graziose ragazze in shorts che piacciono anche alle loro mamme. Comporta che si giudichi l’immaginario del Pd sui corpi delle donne: lezioso, puerile, ripetitivo e sostanzialmente incolto. Peccato. Forse se lasciassero perdere le sciocchezze sul vento capirebbero qualcosa di più anche delle donne. E non prendiamocela con i pubblicitari. Come ci insegna l’informatica: rubbish in, rubbish out.