Il compositore Fausto Razzi
Fausto Razzi compie 90 novant’anni nel 2022 e lo si festeggia in diverse occasioni lungo quest’anno.
Lo scorso 8 luglio, nel Secret Apartment dello splendido Palazzo Doria Pamphilj in Roma, c’è stata la prima rappresentazione di
SogniI, una sua azione scenica su testo di Edoardo Sanguineti, organizzata dall’Associazione MusicoPaideia. Come ha spiegato il Maestro stesso, trattasi di una nuova versione di
Smorfie composto nel 1997, qui molto ben interpretato dal Cluster Ensemble di Fabio Galadini: Serena Sansoni (vocalista), Carlotta Piraino e Rita Luzi (voci recitanti), Lorenzo Corsi (flauto), Milena Marchiana (violino) e Francesco dell’Oso (pianoforte). Sono rimasta molto colpita da questo brano, dalla sintonia e dalla bravura degli interpreti.
Fausto Razzi ha lavorato sui testi di molti grandi scrittori: Pasolini, Tasso, Michaux e altri. Con Edoardo Sanguineti ha collaborato a lungo per “Protocolli” del 1989, “Smorfie” del 1997, “Incastro” del 2001 e vari altri lavori. Così racconta in una
intervista a Mario Gamba sul manifesto: «Abbiamo condiviso un’idea di teatro – un esempio è
Protocolli – in cui si rifiutasse qualsiasi trombonismo dei cantanti, qualsiasi retorica dell’azione scenica. Lo conobbi per caso durante un viaggio in treno, poi amai i suoi scritti, diventammo amici, avevamo affinità di idee politiche»
E ancora: «Al di là della parola
l’avanguardia, penso che si tratti del modo proficuo di operare in musica. Per un avanzamento del linguaggio, per una ricerca che serva anche alla società. L’artista desidera nuove scoperte, desidera qualcosa che magari contraddica il senso comune… Sono uno dei pochi, forse l’unico, tra i compositori della mia generazione che non è andato a Darmstadt a seguire i famosi
Ferienkurse…Ho apprezzato ciò che si proponeva a Darmstadt – grande slancio verso l’innovazione – per rifiutarlo…Ho poi scelto un linguaggio che mi è sembrato più semplice e più aperto. La mia musica ha seguito un procedimento per moduli, ha cercato il senso della continuità in una struttura in cui la successione dei suoni non fosse mai melodica ma sempre frantumata, intervallata da silenzi.»
A proposito delle nuove tecnologie Razzi afferma: «In Italia sono stato il primo a realizzare una partitura col computer. Tra il ’71 e il ’73: Progetto per una composizione elettronica. Per me, però, il computer è stato sempre un mezzo, non un dispositivo a cui affidare le proprie risorse espressive come se lui facesse tutto da solo. Le nuove tecnologie aprono infinite possibilità di agire nell’arte. Nel mio ultimo lavoro interamente elettronico, Sinfonia del 2009, voglio modificare il singolo suono con minime variazioni e per questo qualcuno lo ha definito minimalista. Non so quanto legittimamente». Nella sua ricerca è stato subito evidente un grande interesse per la vocalità. Dal 1968 la sua produzione è proceduta su un duplice binario: quello della musica strumentale e quello della musica elettroacustica.
Nella sua musica non sono più le componenti elementari del linguaggio musicale (note, intervalli, incisi, motivi, frasi) a costruire attraverso il loro sviluppo e la loro concatenazione l’immagine complessiva del brano: si parte invece da quest’ultima, dall’immagine sonora globale intesa come respiro originario del suono piuttosto che come prodotto di un processo di sviluppo, articolandola al suo interno secondo movimenti che hanno il compito non di segmentarla o di differenziarla, ma di lasciarla il più possibile intatta. Le sue musiche strumentali sono composte da suoni spesso isolati e secondo alcuni la sua musica potrebbe essere considerata uno sviluppo di quella
Klangfarbenmelodie (melodia di timbri) alla quale Schönberg nella prima decade del secolo scorso aveva affidato il futuro della musica.
Razzi nel presentare il concerto ha auspicato che si ricomincino a fare i concerti di musica contemporanea presso la Galleria d’Arte Moderna, per poter paragonare le operazioni del linguaggio in arti diverse. Pensa, infatti, che sia possibile imparare qualcosa, facendo tesoro di tecniche e linguaggi diversi per rafforzare il proprio. Quando si colgono assonanze o analogie tra due forme d’arte diverse o tra artisti diversi, si parla di influenza. Equivale quindi a tracciare un percorso di continuità, riconoscere le fonti cui un’opera d’arte si ispira e da cui prende vita. Così ad esempio, come nella pittura di Mario Schifano il colore regna a discapito del disegno, nella musica di Razzi si può dire che il timbro predomini sugli altri parametri sonori; la scelta delle voci recitanti, dell’organico strumentale raffinato, la riduzione ai minimi livelli d’intensità e l’annullamento dell’attacco del suono, sono finalizzati a una percezione pura del colore musicale, non disturbata dalla dialettica dei contrasti o dal gesto strumentale convenzionale.
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