Non sono certa che le elezioni amministrative indichino un nuovo corso politico. Certo, Zingaropoli, la minaccia dei centri sociali, l’incubo delle moschee, si sono rivelati armi spuntate. Ma non per merito dell’opposizione. Dunque, dello “schiaffo” al governo non sappiamo ancora se si avvantaggeranno gli avversari del Cavaliere. “Fatti venire delle idee, caro centrosinistra. Dimostraci che un’alternativa in testa ce l’hai” devono aver pensato gli elettori di Pisapia, di de Magistris.
Si è però capito che allo stato attuale pare non esserci – e scusate se è poco – quella mutazione antropologica che avrebbe asservito, rincitrullito, mostruosizzato gli italiani. Forse degli anticorpi ci sono. Forse non è questione di macroscopica o molecolare resistenza. Cambiare si può.
Intanto, politologi e giornalisti afferrano la palla al balzo elencando cause e concause del perché il berlusconismo è in crisi. Non ha fatto la riforma fiscale; non ha abbassato le tasse; non ha risolto il problema della munnezza; ha offeso le donne. E le donne, i giovani, il popolo del web si sono “indignati” per Ruby, il precariato, il tentativo di privatizzare beni comuni.
La questione del rapporto tra potere e sessualità maschile viene bypassata.
Le tante che scesero in piazza il 13 febbraio, non si interrogano granché sullo stato dei rapporti tra i sessi. Se non per quanto riguarda la presenza femminile nelle istituzioni. Dunque, dormono sonni tranquilli adesso che Pisapia (e Fassino a Torino e prima Renzi a Firenze) ha messo in giunta il 50 % – sei assessore e la vicesindaca – di appartenenti alla rappresentanza femminile? “I generi sono due e ce n’è uno che avanza per competenza e merito” scrive l’udiAmilano.
A parte che ci si augura che anche l’altro sesso avanzi per “competenza e merito” (e non, mettiamo, grazie al voto di scambio), la richiesta e l’ottenimento di posti andrà ascritto tra i meriti del femminismo o non sarà, piuttosto, una forma di ammodernamento in un Paese più arretrato di altri?
Intanto, arrivano i referendum. Altro “schiaffo” al berlusconismo. Gli appuntamenti viaggiano sul web. Si raccontano le mirabolanti capacità di Twitter, YouTube, Facebook. Crozza-Bersani, Corrado Guzzanti sono incoronati dalla rete con la televisione nella parte della sorella un po’ scema.
Spettacolare rovesciamento delle forme di comunicazione. A festeggiare si ritrova la moltitudine da social network: “Berlusconi, ti rompiamo il quorum”. I partiti dell’opposizione non si impancano la vittoria. Giustamente. Ma non si sono messi di traverso ai comitati per l’acqua. “Abbiamo lasciato aria” (dice il segretario del Pd, Bersani).
Da notare che un pezzo di Lega, disobbediente, è andata a votare, nonostante l’ordine di Bossi. Pure dei pidiellini, sordi ai messaggi di Berlusconi hanno contribuito al raggiungimento del quorum. Ma guarda! La politica torna a piacere, benché i partiti vengono con distacco: per favore che i leaders scendano dai palchi.
C’è voglia di riprendersi lo spazio pubblico. “Ognuno parla per sé e pensa per sé” . Corpi e cervelli molto “soggettivi” delle associazioni sociali, dei circoli culturali, del volontariato marciano senza “bandiere”. Lavoro, casa, immigrazione, su questo ragionano. Si dichiarano d’accordo levando le mani in alto. Mimano il volo della farfalla. Il cambiamento è nel battito d’ali.
Ci sono anche tante ragazze, tante donne nel cambiamento. Nei tempi che cambiano. Sono state loro a cambiare i tempi. Della e nella partecipazione. Chissà perché, quando arrivano in Parlamento, o in una giunta, diventano invisibili, inconsistenti. Magari dipende dalle mediazioni che devono affrontare. Dalla autorevolezza artificiosa delle cariche. Da quella magia che riesce a trasformare in prestanome donne autonome e competenti.
Basterà la promessa maschile delle quote rosa a trasformare un mondo di uomini in un mondo abitato dai due sessi?