“Amore e morte sulla scena globale” scrive Alberto Leiss (donnealtri.it): in poche ore siamo passati dalla favola del matrimonio londinese, al racconto della beatitudine di Giovanni Paolo II e infine alla tragedia/festa della uccisione di Bin Laden.
Nel piccolo e frivolo di questa rubrica io vorrei soffermarmi sulla neo-duchessa di Cambridge. La “convenzionale” Kate Middleton, “simpatica come un rompighiaccio”(Cinzia Leone, Il Riformista, 29 aprile), la ragazza dallo “sguardo attento e penetrante, la bocca sottile e volitiva, la mascella ferma nel trionfo” che, secondo Annamaria Bernardini De Pace (Il Giornale, 30 aprile), assomiglia a tante trentenni contemporanee.
Quelle “che non hanno dovuto combattere per nulla, che non hanno mai avuto necessità di ribellarsi”. Quelle che “hanno tanta autostima, da potere persino essere fiere, ad esempio, di fare la escort per mantenere la famiglia e comprarsi una borsa in più”.
Insomma le anti-cenerentola per eccellenza. Principesse moderne.
Diana era stata l’ultima principessa antica, ma non aveva saputo stare al gioco. Kate sembra invece consapevole di quello che vuole rappresentare. Da subito 600 mila turisti in più che spendono 50 milioni di sterline al giorno (Richard Newbury, La Stampa, 28 aprile) e poi la rinnovata capacità della famiglia reale di addolcire la politica “insaporendola”, (come scriveva Walter Bagehot, il giornalista inglese dell’Ottocento citato da Newbury), con “eventi piacevoli e graziosi, capaci di parlare al cuore degli uomini”.
Al cuore delle donne ancora di più. E delle bambine, soprattutto, che alla fine di Cenerentola non vogliono credere.
“Negli States l’hanno chiamata princess-obsession, l’ossessione delle più piccine per i giochi ispirati a Cenerentola e Co. che da un decennio domina il mercato dei giocattoli femminili” (D, la Repubblica delle donne). Basti pensare che soltanto la Disney ha 26 mila prodotti a tema e che all’ultima Fiera del giocattolo di New York su 300 mila prodotti, 75 mila erano di colore rosa, passione delle bimbe di tutto il mondo che consuma.Tanto che la giornalista del New York Times Peggy Orenstein ci ha scritto sopra un libro intitolato “Cenerentola ha divorato mia figlia”.
Per provare a ribaltare lo stereotipo lo scrittore cinese Bo-Geum Cha ha scritto la storia di un principe prigioniero di una strega, cattiva (ma non troppo), che viene salvato da una principessa. La quale, invece di combattere i draghi, deve risolvere problemi di matematica (Leggendaria, marzo 2011). Non sono convinta però che la favola della principessa sottosopra piacerà alle mie nipotine.