Pubblicato sul manifesto il 16 novembre 2021 –
Il discorso pubblico su si vax e no vax, pro e contro il green pass, si sta avvitando in una specie di delirio collettivo, con specificità italiche.
Dalle celebrazioni dei successi del generale che dirige la campagna di vaccinazione, di fronte alla cosiddetta “quarta ondata” – più forte in alcune parti di Europa, ma temuta ogni giorno di più anche da noi – si è passati a nuovi allarmismi e non c’è programma televisivo dove non si ascoltino discorsi molto morali sul bene rappresentato da chi è pronto alla terza dose, per sé e per i più piccini, e sul male assoluto di chi non è d’accordo e manifesta in piazza, o magari ha ancora dubbi, esitazioni, scarsa conoscenza reale di ciò che sta succedendo.
Incombe una strategia repressiva vera e propria. Si vietano in certi luoghi le manifestazioni, ormai equiparate e riunioni di untori. Poi, anche grazie ai tentativi di strumentalizzazione di gruppi neofascisti e violenti – non debitamente respinti da chi in questa protesta si distingue da loro – si passa alla caccia al “terrorista”.
Naturalmente nessuna violenza può essere tollerata.
Tuttavia non si vede – non vedo – la capacità della politica e del sistema sanitario e mediatico di impegnarsi in una opera di persuasione razionale di chi, prima di tutto per paura, resiste al vaccino, oppure, per motivi di ordine politico, non ritiene giusto sottoporsi al “passaporto verde” per andare a lavorare.
L’informazione mainstream sottolinea come l’Italia sia la più brava, e insiste con malcelata compiacenza sui guai dei nostri vicini occidentali. In Austria i non vaccinati sono costretti al “lockdown”: tutti chiusi in casa? Se si legge bene si apprende che possono andare a lavorare (dunque senza tamponi e green pass?) e a fare la spesa, e in farmacia. Il provvedimento per ora dura 10 giorni con controlli a campione e multe. C’è poi lo strano caso inglese. Non ho nessuna simpatia per la politica di Johnson e le sue scelte, anche sulla pandemia. Però leggo sul Corriere della sera (https://www.corriere.it/esteri/21_novembre_13/covid-gran-bretagna-giorni-calano-casi-l-inversione-londra-grazie-terza-dose-46af8240-43fc-11ec-a435-e4aaec2a817d.shtml) che la situazione forse sta migliorando e le vaccinazioni proseguono senza che ancora il governo abbia deciso di reintrodurre alcuna restrizione, dopo il completo ritorno alla normalità nei mesi scorsi.
Non varrebbe la pena di discuterne senza moralismi combattenti?
In televisione (su La7) ho visto invece un titolone sul fatto che “la maggioranza (cioè i vaccinati) sta perdendo la pazienza” e un servizietto in cui si vedeva una frase isolata di Cacciari seguita dai giudizi negativi di quattro adolescenti, assunti come voce generalizzata dei più saggi giovani rispetto agli irresponsabili intellettuali più che maggiorenni. Non è una sorta di mostrificazione di chi non la pensa come l’impaziente maggioranza?
Ho appena letto l’ultimo libretto di Paul B. Preciado intitolato Sono un mostro che vi parla (Fandango libri 2021). È il testo di un molto polemico discorso tenuto di fronte a 3500 psicanalisti francesi il 17 novembre 2019. Era la vigilia della pandemia. Preciado raccontava la propria transizione sessuale (da donna a uomo. Ma l’autore ha mantenuto nel nome la B. che sta per Beatriz) contestando il sapere analitico e invitando a “mutarlo” perché stiamo tutti vivendo una “mutazione di paradigma” antropologica e tecno-scientifica. Recentemente sulla pandemia (sul n.45 dell’Espresso) Preciado ha detto che bisogna “aprire la pillola… una strategia che dice quali potrebbero essere le nostre relazioni politiche con la tecnologia che siamo”. Sapere e potere guardare dentro i dispositivi scientifici e politici che ci governano…
Non condivido tutto ciò che dicono Cacciari e Preciado, ma ascoltiamo con attenzione la parola dei “mostri”.