Ricordate il 13 febbraio e la manifestazione delle donne? Tutti, almeno nel centro sinistra e dintorni, a dirsi impressionati dalla forza, dalla compostezza, dall’ampiezza, tutti a riconoscere che le donne sono una risorsa sotto rappresentata, che bisogna far loro spazio in politica eccetera eccetera. Ebbene, aIla vigilia della presentazione delle liste per le elezioni amministrative, dove è finito tutto questo fermento?
La notizia femminile più succosa che si trova sui giornali è la candidatura a Bologna di Cinzia Cracchi, ex fidanzata dell’ex sindaco, a capo della lista civica Nettuno (Corriere della sera, 21 marzo). In una rapida ricognizione sulla rete ci si può imbattere oltre che nelle prime cittadine uscenti, in alcune candidate sindaco. A Francavilla, Grottaglie, Tagliacozzo (dove pare in campo anche una lista di sole donne, Marsicalive.it), Sessa Aurunca, Arcore. Ma nelle città più grandi si trova stancamente riaffermato il criterio del 40 per cento di donne, come da Statuto del PD. Niente di più né di meglio. Ne consegue scarso entusiasmo femminile: che senso ha stare in lista senza avere ruolo (e senza essere elette)?
A Milano però si è animato qualcosa, per iniziativa di Marina Terragni, giornalista e femminista che azzarda la proposta della “coppia politica”. Di che si tratta? Qualcuno dei maschi uscenti dovrebbe rinunciare a candidarsi, lasciare il posto a una donna politicamente a lui affine e mantenere con lei una relazione politica stretta. Per approfondire l’idea c’ è un gruppo su Facebook titolato Tavolo zero/Doppio sguardo (“zero” perchè i temi e le politiche vengono dopo aver assunto il “doppio sguardo”) dove, tra l’altro, si sostiene Arianna Censi del PD come vice sindaca di Giuliano Pisapia.
Lo stesso blog di Terragni (leiweb.it) è luogo di commento e di proposta. Ieri ad esempio veniva denunciata la “viltà” dei deputati regionali siciliani della maggioranza che hanno respinto (a scrutinio segreto!) un emendamento alla legge elettorale che avrebbe introdotto la doppia preferenza di genere.
Sul fronte del centro destra al momento nessun altro segnale significativo. Le regole generali del Pdl dicono che i candidati dovranno essere di provata rettitudine, di livello culturale medio alto, disporre di reddito proprio e non avere interessi professionali in potenziale conflitto con la pubblica amministrazione. Il 10 per cento almeno dovranno avere meno di 35 anni e il 25-30 per cento dovranno essere donne (Il Giornale, 26 marzo). Per i giovani di entrambi i sessi inoltre c’è l’obbligo di frequentare le lezioni di politica di Sandro Bondi e Mariastella Gelmini.