Pubblicato sul manifesto il primo giugno 2021 –
Una abituale anche se comunque molesta coda in macchina, e una sempre sorprendente e irritante propria ignoranza possono anche produrre, per moto contrario, un benefico effetto.
In questi contrattempi è l’autoradio a consolare. Bloccato nel traffico ho ascoltato per caso e per la prima volta Rendering, composizione di Luciano Berio tra ’89 e ’90. In un’esecuzione diretta dallo stesso Berio. È la ricostruzione, sui frammenti di Schubert, di quella che avrebbe potuto essere la decima sinfonia dell’autore dell’”Incompiuta”. La musica di Schubert, abozzata negli ultimi mesi di vita, è restituita nella forma originale ed è bellissima. Berio con grande cura non pretende – come altri – di sostituirsi al genio dell’autore completando la partitura interrotta, ma lega i frammenti con un tessuto musicale dai timbri e dal linguaggio diversi, pur se intrisi di materiali schubertiani, riconoscibili come i colori più soffusi o i grigi che legano le parti antiche e integre di un affresco restaurato con rispetto filologico.
L’effetto è – almeno per me lo è stato – quello di un tributo sperimentale ricco di affetto e sentimento per l’arte di Schubert, scomparso a trent’anni senza che tanti suoi capolavori fossero mai stati eseguiti né pubblicati. Un rendercelo ancora più contemporaneo.
Sempre il caso ha voluto che qualche giorno dopo avessi un’altra esperienza di ascolto nuova e ancora più intensa, con una specie di replica: questa volta in almeno due di una serie di pezzi musicali appena composti c’era la citazione esplicita di temi e armonie di Schumann.
Sono passati 10 anni dalla prematura scomparsa di un pianista di grande talento, Antonio Sardi de Letto, e suoi amici, amiche e familiari hanno lavorato intensamente per ricordarlo con un CD fatto di nuovi brani a lui dedicati.
Mi ha colpito questo andirivieni della memoria tra il passato e il presente della immaginazione artistica, legato al movimento del ricordo e del sentimento per una persona che non c’è più, con la quale si è condivisa una profonda passione creativa. Una specie di ricordo al futuro.
Il disco si chiama semplicemente “Antonio’s book” (Terre sommerse edizioni) e contiene 14 brani composti da nove autori (Marco Cimagalli, Tony Neiman, Gabrio Taglietti, Riccardo Vaglini, Lucio Garau, Fabrizio De Rossi Re, Gabriele Manca, Federico Del Sordo, Roberta Vacca). Li eseguono la pianista Orietta Caianiello e Luca Sanzò (viola) Andrea Montefoschi (flauto) Ottavia Fusco (voce recitante).
Il progetto è stato fortemente voluto da Orietta Caianiello, che con Antonio Sardi de Letto ha formato un duo pianistico – Ianus Piano Duo – che per un decennio, dal 2000, ha prodotto una intensa e innovativa ricerca sulla musica contemporanea, ma non solo (proprio a Schumann, per esempio, i due pianisti hanno dedicato una particolare attenzione). “…il desiderio di ritrovare un contatto con lui attraverso la musica – scrive Caianiello – è stato fortissimo. E ha trovato eco nei numerosi amici interpreti e compositori che lo hanno amato e che sono stati mossi dallo stesso intento. Insieme abbiamo costruito un tessuto fatto di tanti fili di ricordo, stima e affetto che abbiamo pazientemente annodato nei non pochi anni che questo progetto ha richiesto prima di vedere luce”.
Questa intensità affettiva, fatta anche di invenzioni linguistiche e narrative legate a spunti biografici, a ricerche condivise, mi è sembrata emergere in modo toccante dalle composizioni, e dalle bellissime esecuzioni. Che si possono ascoltare, commentate dagli autori, nel podcast della trasmissione di Radio Vaticana “Lo scrigno musicale”, di Marco di Battista, trasmessa lo scorso 26 maggio alle 22,05.