Per non dimenticare. Si può farlo in tanti modi, personali o collettivi; silenziosi o retorici; commoventi o enfatici. Oppure, contemporaneamente, in entrambi i comportamenti.
La fotografia del convoglio con le bare portate via nella notte del 18 marzo 2020 da Bergamo, racconta una storia straziante. Quella della morte di tanti, troppi, andati via tutti insieme. La foto serve a ricordare. Mentre il 18 marzo di 150 anni fa, anniversario della Comune di Parigi, i fotografi del tempo ripresero i comunardi sulle barricate, così denunciandoli alla polizia, e costruirono dei fotomosaici con le immagini di false fucilazione di onesti cittadini per raccontare all’Europa “i crimini della Comune”.
Commemorare indica un’operazione diversa: è la celebrazione solenne, pubblica, il bisogno di onorare, di tirare fuori dalle tenebre. Per questo, immagino (ne ha parlato Giorgia Serughetti su “Domani” del 17 marzo), il 18 è diventata “la giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus”.
Correndo ai ripari, lo Stato si è fatto carico del lutto per rispondervi nella sfera pubblica. D’altronde, se l’Onu promuove le giornate mondiali – in numero grandissimo – in Italia esistono le giornate nazionali, istituite con leggi del Parlamento, dedicate a una ricorrenza, un evento, un tema.
Mi chiedo: la giornata “in memoria di tutte le vittime dell’epidemia da coronavirus” mentre quelle morti si ripetono per il secondo anno – dunque si tratta di eventi che riaccadono – non somiglia a un modo per rassicurare?
Di fronte all’angoscia nel sentirci soli, gettati nel mondo, nudi nella nostra finitudine, come i corpi in quelle bare, due sono le strade della rassicurazione: la prima è il riparo offerto dal legame sociale; la seconda, vuole solennizzare un dolore comune.
Ma il dolore pretende una risposta alla domanda di giustizia: “Datemi conto di ciò che è avvenuto e che sta ancora avvenendo”. Di fronte all’enormità del disastro, è indispensabile trovare un rimedio con una diversa Sanità e cure e risposte territoriali. Di tutto questo, veramente, finora soltanto delle deboli tracce.