A TAXI DRIVER – Film di Hun Jang. Con Son Kang-ho, Thomas Kretschmann, Corea del Sud, 2017. Colonna sonora di Cho Young-wuk, fotografia diGo Rak-sun. Visto su Sky.
La Corea per anni ha rimosso il massacro di Gwang-ju, fino a che, nel 2017, è uscito questo film che narra la storia, probabilmente per unire la nazione e riconciliare le ferite lasciate dalle lotte intestine del passato.
La storia della Corea del Sud – lo Stato è istituito nel 1948 – è contrassegnata dall’alternarsi di periodi di governo democratico e di governo autocratico. A partire dagli anni Sessanta il Paese si è andato a trasformare passando da essere una delle più povere nazioni dell’Asia, ad una delle più ricche del mondo, e la Corea del Sud è considerata oggi una delle cosiddette “quattro tigri” emergenti dell’Asia meridionale assieme a Singapore, Hong Kong, e Taiwan.
Nel 1978 ci fu un colpo di Stato da parte del Maggiore Generale Chun Doo-hwan che impose la legge marziale. Le maggiori contestazioni furono portate avanti prevalentemente dagli studenti universitari e dai sindacati, ed esplose un violento scontro nella città di Gwangiu tra le forze armate e gli studenti dell’Università Nazionale di Chonnam che protestavano per la chiusura dell’Ateneo. Lo scontro si trasformò poco a poco in una sommossa in tutta la città e durò nove giorni. Le vittime civili furono stimate in 2000 morti e il massacro fece crescere la collera pubblica che, in qualche modo, contribuì a spianare la strada alle elezioni democratiche del 1987.
Il governo di Chun Doo-hwan cercò di insabbiare la vicenda ma, grazie al lavoro fatto dal reporter tedesco Jürgen Hinzpeter, il governo degli Stati Uniti tolse progressivamente il suo sostegno al regime.
Il film “A taxi driver”, quindi, è tratto da una storia vera e narra la presa di coscienza di un cittadino coreano, un uomo medio, che si trova senza volerlo ad assistere al massacro del 1980. Siamo a Seoul dove vive Kim Man-seob (interpretato da Son Kang-ho) che è l’equivalente di un “tassinaro albertosordiano”, un personaggio qualunquista, al limite del truffaldino, sempre indebitato, vedovo con una figlia piccola da crescere. Kim ha un passato da autista in Arabia Saudita, per cui parla un pochino di inglese, e riesce a soffiare un lavoro ben pagato (100 mila won) a un collega: portare in taxi un tedesco giù nel sud a Gwangiu.
Si scoprirà che il tedesco è Jürgen Hinzpeter (interpretato daThomas Kretschmann), un reporter che era a Tokyo ma si era precipitato in Corea per filmare la repressione del regime e divulgarla all’estero. L’astuto Kim riuscirà a portare il tedesco in città bypassando i posti di blocco e il severo controllo delle forze armate, mediante piccoli escamotage. Lo scenario che i due protagonisti si trovano di fronte è agghiacciante: fonti giornalistiche oscurate, e decine e decine di morti e feriti. Da qui in poi il film prende una piega drammatica svelando tutta la violenza della repressione militare: giovani inermi trucidati, popolazione civile massacrata senza differenziazione di età e di genere.
L’angosciosa situazione farà nascere una complicità tra i due. Kim prenderà coscienza rendendosi conto dell’importanza della missione del reporter tedesco, quindi, coadiuvato dai colleghi tassisti di Gwangiu, riuscirà a riportarlo, con le preziose pellicole, all’aeroporto di Seul tra mille ostacoli.
Il film commuove anche per la splendida fotografia di Go Rak-sun e l’ottima colonna sonora curata da Cho Young-wuk. Secondo alcuni critici Thomas Kretschmann offre quella che è probabilmente la migliore interpretazione di un importante attore occidentale in un film asiatico. Song Kang-ho, attore già famoso in Corea e interprete principale del film, è sempre in pole position agli Oscar con “The Trone” del 2015, con “Age of Shadows” del 2016, con “A taxi driver” del 2017 fino a “Parasite” del 2019. Il regista Hun Jang, al suo terzo lungometraggio ha ottenuto un grande successo in patria con questo film. L’attuale Presidente ne ha così commentato il successo: «La verità sui fatti di Gwangju non è stata ancora interamente rivelata. È un compito che dobbiamo portare a termine e credo che questo film ci aiuterà a farlo».