Simonetta Piccone Stella fu sociologa curiosa: delle ragazze del Sud, del miracolo economico del dopoguerra e dei ragazzi che lo assaporarono, della droga e dei modi per contrastarla.
Guardò alla costellazione delle famiglie, all’insieme delle strategie che vengono messe in campo nonché ai rapporti che vi si intessono, dentro e fuori dai legami matrimoniali.
Scavò nell’altalena del lavoro che le coppie dell’Italia post fordista sono state costrette a praticare.
Esplorò le pagine di diari, da quelli di Stendhal a Virginia Woolf a Pavese così da lanciare dei ponti tra elementi della vita quotidiana e produzione di testi, per capire cosa spinge a parlare di sé.
Non si sottrasse a vivisezionare il corpo della depressione.
Scrisse davvero molti libri. Non guardò dall’esterno alle donne ma imboccò la strada del movimento femminista. Del bagaglio emancipazionista ammise i pregi ma elencò i difetti. D’altronde, fino alla vigilia degli anni Settanta , per l’Udi e le donne di sinistra l’obiettivo è consistito nel raggiungere con sacrifici e pene l’essere alla pari con l’uomo sia in ambito lavorativo sia famigliare.
Di fronte al “dilemma/binomio tra la prospettiva dell’uguaglianza e quella della differenza che segna tutta la vicenda del femminismo” osservò in un contributo nel convegno in onore di Bianca Beccalli che anche lei si sentiva vicina alla prospettiva egualitaria. Tuttavia accusò apertamente le manchevolezze delle organizzazioni politiche e sindacali nei confronti della condizione femminile a partire dal silenzio sulla sessualità e dall’incomprensione di quel “partire da sé” che un sesso cominciava a rivendicare ad alta voce.
Fece parte del gruppo “Donne e politica” nel tentativo (impossibile?) di avvicinarle –il diavolo e l’acqua santa. In effetti questo gruppo rinunciò all’impresa di fronte a un episodio terribile della nostra storia patria: il rapimento di Aldo Moro.
Unica sociologa, partecipò a “Memoria”, rivista di storia delle donne. Negli ultimi anni partecipò a un gruppo di lettura femminile.
Le procurò soddisfazione essere ascoltata e stimata dal sesso maschile, perlomeno da quanti hanno rifiutato la visione di un universale che comprende e tacita la differenza femminile con la volontà di riaffermare il potere maschile.
Acuminata e spigolosa nei giudizi, riconobbe l’importanza del prendersi cura degli esseri umani grazie alla tessitura relazionale.
A quella tessitura Simonetta Piccone Stella collaborò assieme a Chiara Saraceno, Bianca Beccalli, Laura Balbo, Marina Piazza, Marina D’Amelia, Paola Piva, Elisa Montessori, Manuela Fraire, Irene de Guttry.