Se vi capita andate a vedere e ascoltare il Flauto Magico di Mozart reinventato dall’Orchestra di Piazza Vittorio, attualmente in cartellone al Teatro Carlo Felice di Genova.
Era o no una “Zauberoper”? Cioè un’opera magica?
E per modernissima magia la favola popolare ma densa di significati politici universalistici creata dai massoni Mozart e Schikaneder si trasforma in un caleidoscopio di ritmi, suoni, lingue di tanti paesi e culture diverse.
Tamino canta il suo amore per Pamina con un sensuale fischiettare e ritmando una delle sublimi arie mozartiane come fosse una bossanova. Il pessimo Monostatos assomiglia a un gangster balcanico. Sarastro è un affascinante sciamano nero. La Regina della Notte è una dark lady che lancia i suoi acuti siderali alla maniera del cabaret espressionista. Lei canta nell’originale e micidiale tedesco. Pamina invece si accompagna con la chitarra folk in un suadente inglese. Ma non mancano le modulazioni arabe e i tamburi africani, al cui ritmo balla Papageno.
Eppure la purezza commovente delle note di Mozart si riaffaccia continuamente senza stridore con tutte queste contaminazioni e rielaborazioni. Quando Monostatos minaccia l’intera orchestra con una pistola tutti i presenti reagiscono alzando le mani ruotandole graziosamente e canticchiando una tenera melodia: al cattivo non resta che abbassare l’arma. E il pubblico riprenderà contento il gesto durante l’ultimo bis.
Ma la cosa più piacevole è l’happy end. Già nella versione cinematografica “pacifista” di Kenneth Branagh alla fine Sarastro tende la mano alla Regina della Notte nel tentativo di salvarla dalla inesorabile caduta. Ma non ci riesce. Questa volta un vorticoso mambo, sotto l’auspicio della dolce ma potente Pamina, farà sbocciare l’amore, si suppone molto sensuale e tumultuoso, anche tra Sarastro e la Regina. Il simpatico narratore nero assicura: e tutti vivranno felici e contenti (aveva anche detto ironicamente a metà dell’opera che in questa storia non si capisce quasi niente…). Dopo oltre due secoli si risolve così il contrasto un po’ misterioso e molto patriarcale tra il potere femminile della madre e la legge del padre imposta da Sarastro sulla via della libertà.
Ma sì, lasciateci un po’ fantasticare. In fondo questo sogno musicale sarebbe piaciuto a gente come Mozart e il vecchio Kant. La pace perpetua arriverà al suono di un ensemble di ottoni jazz.