di Olimpia Bineschi
Sputnik news ha scritto che Kseniya Sobchak ha pianto durante la diretta televisiva perché non ha retto alla tensione di un dibattito tra candidati alla presidenza della Federazione Russa.
Non è andata proprio così. L’unica candidata di sesso femminile che corre insieme ad altri sette attempati signori della politica russa contro l’invincibile Vladimir Putin, durante la suddetta diretta, andata in onda sul canale di stato Russia1 il 14 marzo scorso, ha piuttosto tirato un bicchiere di acqua sul viso di Vladimir Zhirinovsky, leader del partito liberal democratico, quando lui l’ha interrotta per l’ennesima volta dicendole: stai zitta, idiota! e ha chiesto al conduttore del programma: manda via questa puttana! (https://www.youtube.com/watch?v=AuyXaENEtko).
Sobchak ha solo 35 anni – una bambina agli occhi dei russi abituati agli oligarchi – e sì, è figlia d’arte: suo padre Anatoly Sobchak è stato sindaco di San Pietroburgo, sua madre è la senatrice Lyudmila Narusova. Non ha alle spalle un partito, molti dicono che Putin la sta sponsorizzando per offrire agli occhi dell’opinione pubblica una patina di par condicio. Giornalista, un passato da conduttrice e opinionista televisiva, ha tirato dritto.
E non credo che Putin gradisca la sua campagna a favore del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, la condanna per l’esclusione di Aleksej Navalnyj, a cui sono stati imputati presenti penali di carattere finanziario e che pure non ha esitato a definirla la “caricatura di un candidato liberale”. Kseniya, ha perso il posto alla tv di stato quando nel 2012 ha manifestato contro il governo dopo l’ultima elezione presidenziale insieme all’oppositore Ilija Jashin, di cui è stata la compagna fino a pochi mesi fa. E’ l’unica voce russa che ha ufficialmente aderito al movimento del #metoo.
Dopo aver lanciato lo slogan “Soniya contro tutti”, Sobchak ha smesso gli abiti glamour e il taglio di capelli corti e biondi per una acconciatura liscia e castana e un paio di grandi occhiali da vista: aspetto rassicurante che mira a catturare – oltre agli oppositori di Putin attivi sui social media – un numero di donne, che in generale vengono definiti dai dirigenti del partito comunista KPRF “le migliori amiche del presidente” perché lo votano in massa.
I sondaggi la danno nelle elezioni che si terranno domani all’1-2%: poco importa, perché queste non sono elezioni sul cui vincitore scommettere, ma piuttosto per guardare come chi si oppone alla gigantesca macchina del consenso riesca ad offrire vivificanti spiragli di aria fresca.