Meglio le classi miste o quelle separate per sesso? Non hanno dubbi gli esponenti dell’ European Association Single-Sex Education riuniti a congresso. Meglio separare le differenze perché “la presenza maschile limita la leadership femminile” e, nello stesso tempo, la maturazione precoce delle femmine svantaggia i ragazzi. Inoltre gli insegnanti danno più retta ai maschi, non fosse altro che per tenerli a bada.
E’ sul Corriere della sera (9 maggio) che Annachiara Sacchi ci informa di questo dibattito, citando, tra gli altri, il parere di Klement Polacek, docente della Pontificia università salesiana di Roma, secondo il quale grazie alle classi omogenee emergono anche le attitudini tecnico scientifiche delle ragazze. Il vantaggio di questa scelta non avrebbe nulla a che vedere, dunque, con preoccupazioni da anni Cinquanta sui rischi della promiscuità.
Il tema non è nuovo. Negli anni Ottanta ne furono sostenitrici anche alcune femministe del “pensiero della differenza”, ma negli Stati Uniti, dove l’istruzione unisex negli ultimi anni si è diffusa a 540 istituti pubblici, le più fiere oppositrici sono le donne del Now (National Organization for Women). Temono soprattutto che rientri dalla finestra l’idea della segregazione non solo sessuale, ma anche razziale.
Monica Lanfranco ricostruisce su Liberazione e sul Paese delle donne on line le tappe della separazione scolastica negli Usa con i commenti di pedagogisti italiani. Celeste Grossi, della rivista Ecòle è contro ogni ipotesi di “segregazione”. “Può darsi –osserva- che dal punto di vista dell’apprendimento le classi separate possano dare buoni risultati, ma a scuola si va per diventare cittadine e cittadini del mondo, non solo per imparare delle nozioni”. Stefano Vitale concorda: “la “buona riuscita” di una persona è un fatto molto più complesso che la sola performance scolastica”.
Ancora più radicale il dissenso di un’ insegnante come Marina Boscaino: la prospettiva delle classi “per genere” esprime solo un’ affannosa “ricerca d’ordine” per arginare la perdita del Padre. Mentre la diversità rappresenta sempre un arricchimento culturale, sociale, etico (Il Paese delle donne on line).
D’altra parte sullo stesso Corriere (19 maggio) si può leggere l’ “Elogio delle classi miste” a firma di Francesco Alberoni. La questione forse non andrebbe del tutto liquidata. Anche Celeste Grossi osserva che l’insegnamento andrebbe il più possibile “individualizzato” e potrebbe essere utile qualche momento di “separazione”. Per consentire alle ragazze e ai ragazzi di parlare liberamente dei propri corpi e delle proprie emozioni.