Si riparte dai calzettoni? Risposta affermativa, dice Antonella Amapane inviata da La Stampa alle sfilate di Milano (27 febbraio). Sono moderni e, checchè ne dicano i maschi, perfino sexy, se portati sopra calze con aria “coquette”, o sotto calzette alla giapponese, accompagnati da gonne cortissime e capellini con orecchie da lupo, “simbolo delle nostre paure e della crisi che avanza”, come dice la stilista Kristina Ti.
Moda ottimista alla francese, titolano i quotidiani il primo giorno. Alla francese, perché? “Loro sanno essere più seducenti delle italiane”: è Armani che insegna. E confessa: “amo le donne con le palle” (Repubblica, 28 febbraio). Quindi “lunghi guanti in vernice nera e baschetti”, pantaloni “effetto guaina”, “spalle sostenute”.
Sono “gli Ottanta alla riscossa” anche per Gucci, “ragazze dalla femminilità estrema che spesso sconfina nell’androginia” (Laura Asnaghi, Repubblica). “Grintose” scrivono tutte le inviate, “trasgressive”, “importanti” ovvero “donne che si sanno imporre”. Sia che le vestano D&G versione Callas e Marilyn, o Roberto Cavalli con le borchie dei punk inglesi.
Perfino Miuccia Prada si fa aggressiva, basta con vestitini sbiaditi e minimalisti, sì invece al tailleur “come un’autentica presa di posizione”. Per il fatto che è rosso e “si fa presto a dire rosso quando parti dalle sanguigne leonardesche per arrivare alla tinta di un vecchio pullover da sci passando dal ruggine al cognac, dal vin brulè al vermiglio” (Daniela Fedi, Il Giornale, 2 marzo). E’ “peccaminosa” la donna Prada per Paola Pollo (Corriere della sera, 2 marzo), e anche “sciroccata”, “selvatica-selvaggia”, “altera”, “elegante”, “squinternata”.
Soprattutto se si guardano gli stivali, quelli caccia&pesca, larghi e alti fino alla coscia, da indossare “con culotte in tessuto maschile e pull rosso passione”. Delle scarpe in genere inutile parlare: soliti tacchi dai 10 ai 16 centimetri, armi letali. Anche per le modelle: due sono le capitombolate in passerella.
“Viva le forme” avevano titolato i giornali l’anno scorso. Quest’anno altro che morbide rotondità. Siamo in guerra, tutte in tenuta da combattimento per sedurre, dominare, resistere. Questo il messaggio, come se gli stilisti ci avessero delegato l’attacco di prima linea contro la crisi. Innanzitutto la propria, visto il calo di vendite e pubblico. Avanti, allora, con effetti speciali, “per accalappiare il passaggio in tv e la maxifoto sui giornali” (Il Sole 24 ore, 3 marzo).
Ma se, come temiamo, poco o nulla potremo acquistare, ci conviene prendere a modello le braccia nude di Michelle Obama: ben tornite ma soprattutto ben palestrate.