Ma erano diamanti o cristalli di rocca quelli che portava al collo Veronica Lario Berlusconi alla prima della Scala? Cristalli: non ha dubbio Lina Sotis, visto che l’imperativo era: “Signore, ricordatevi che c’è la crisi” (Corriere della sera, 8 dicembre). Parola d’ordine: sobrietà. Così si sono viste signore “con abiti lunghi di costosa semplicità ed eleganza, scambiate dai cronisti per pauperismo” (Natalia Aspesi, Repubblica, 8 dicembre), eccezione fatta per Valeria Marini che certo sobria non era con quelle trasparenze e quella collana, indubitabilmente diamanti.
Il fatto è che ognuno vede quello che vuole vedere. Cristiano Gatti, ad esempio, non ha visto nessuna differenza con le serate delle vacche grasse. “La Prima della Scala ai tempi della crisi, che il piagnisteo dandy annunciava crepuscolare e penitenziale come una Penultima, è tale e quale a tutte le altre”(Il Giornale, 8 dicembre).
Insomma, la crisi c’è ma non abita lì ed è l’agghindarsi delle donne che, come sempre, fa testo.
Su Gioia, però, c’è chi fa notare che anche il vestire degli uomini si adegua al presente. Infatti “quando la crisi si fa dura, i duri indossano il gessato, il più assertivo tra gli abiti maschili”. Ne erano ricoperti, nei talk show sull’economia, Diego Della Valle, Urbano Cairo, Francesco Alberoni, Massimo Calearo e anche il sindacalista Maurizio Zipponi.
Ma torniamo alla Scala.
Tutti hanno notato il fantastico Armani blu sfoggiato da Letizia Moratti. Ed è Giorgio Armani in persona che “si confida” con A , il settimanale diretto da Maria Latella. Glamour, mondanità? Niente affatto. Nell’intervista di Cristiana di San Marzano c’è la testimonianza dell’uomo che si è fatto da sé. Lavoro duro, valori familiari, educazione spartana anche per i nipoti destinati a succedergli.
D’altra parte lo aveva scritto Latella nell’editoriale: “è finito il tempo dei palloni gonfiati”, gente che sapeva vendersi bene ma valeva poco. Il modello che avanza nei giornali femminili, tra le solite sontuose pubblicità, è quello di chi si rimbocca le maniche, sa fronteggiare le avversità e riconosce i valori che contano. Il denaro, certo. E’ importante, ma deve essere speso bene.
Ad esempio per rendere sicure le scuole, come scrive Vera Montanari nell’editoriale di Grazia. Nello stesso numero Bruno Vespa esorta a spendere, con “cauto ottimismo”, per aiutare l’economia, mentre Roberta Schira, critica gastronomica autrice di Cucinoterapia, ci invita ai fornelli perché cucinare buoni piatti sviluppa il senso dell’attesa, “fa risparmiare, è antidepressivo ed è una pratica molto seduttiva”.