New York, almeno venti anni fa. Party tra persone dall’aspetto civile. Un signore mi esprime soddisfazione per la bellezza dell’Italia. Dopodiché l’invito: “Ho trenta minuti. La mia casa è qui vicino. Andiamo a casa mia?” Resto perplessa sull’idea che gli americani si fanno della sessualità. E delle donne. Negli Usa Time is money.
Anni dopo, la sensibilità di fronte alle offese, alle gaffes a sfondo sessuale, alle battute violente sul corpo (dunque, sulla mente) femminile, insomma questo pozzo nero sarà chiamato misoginia.
Donald Trump, aspirante alla presidenza degli Stati Uniti, al pozzo attinge a piene mani. Cavalca i tremila chilometri di muro che vuole costruire lungo i confini con il Messico; sfrutta le sottigliezze del fisco americano per non pagare le tasse; disprezza gli immigrati, i disabili. Ma batte sul fatto che a 35 anni le donne hanno superato il livello di guardia (estetico); con quella “faccia lì” Carly Fiorina non può essere votata; Miss Universo (1996) si è gonfiata al punto da sembrare un maialino; la giornalista, peraltro repubblicana, di Fox News, doveva avere le mestruazioni mentre lo intervistava.
Trump pensa alle donne come oggetti di carne (preferibilmente fresca) a disposizione: Io che sono celebre e ricco, una star, posso acchiappare una donna per la…
Non che le tecniche brutali di seduzione non abbiano una loro efficacia presso orecchie femminili. E’ il mercato bellezza! Per di più, siamo nell’era del sesso con la sua riproducibilità pornografica attraverso la rete. Trump non appartiene alle “élites” politiche; in nome del parlare semplice, anti elitario, contrappone la violenza linguistica al “politicamente corretto”. La sua base elettorale gli resta fedele.
D’altronde, negli stati della “cintura arrugginita”, una folla di lavoratori bianchi, classe media impoverita, poco scolarizzata, che ha perso potere contrattuale e benessere, per via degli accordi di libero scambio, della tecnologia, della globalizzazione, crede alla promessa di “Make America great again”.
E se l’America ridiventerà grande, cosa conta un video di più di dieci anni fa, strappato in una conversazione “da spogliatoio”, tra maschi? I maschi, quando sono tra loro, in privato, si esprimono proprio così. Con gli slittamenti pecorecci, gli ammiccamenti, le vanterie trasgressive.
Ma qui il candidato repubblicano si espone pubblicamente. Davanti a uomini e donne. Le donne si sentiranno offese, oppure, saranno comprensive, materne rispetto a Trump?
Certo, in materia, tutto il mondo è paese.
Altro scenario. Questa volta televisivo. La deliziosa Ilary Blasi, faccino contrito, espelle dalla “casa” del Grande Fratello Vip il pugile Clemente Russo. Aveva dato del “ricchiuncello” a un omosessuale; aveva risposto che se la tua compagna ti tradisce, andrebbe “lasciata morta nel letto”. Il ministro Orlando, al fine “di verificare la conformità deontologica“ di Russo, nelle Fiamme Azzurre della Polizia Penitenziaria, ha mandato gli ispettori. Russo è stato difeso dalla moglie, sempre davanti ai telespettatori. Mai e poi mai che abbia fatto mancare pace e bene alla famiglia, ai figli. Mai che abbia alzato le mani su di lei.
Sono storie diverse, incommensurabili, quella del magnate di reality americani e quella di uno dei protagonisti del reality italiano. Una cosa in comune però la possiedono: il disprezzo che traspare dal loro linguaggio nei confronti del femminile. Bisognerebbe capire da che dipende questo disprezzo: dallo scarso senso di sé delle donne; da una comunicazione a senso unico; oppure dagli “spogliatoi”?