Molto non si è ancora capito della notte di Colonia del 31 dicembre 2015. Ruolo della polizia; chi erano gli assalitori; c’era un piano preordinato; perché le denunce sono arrivate così in ritardo. Non è mancato il video sbagliato di cui si è dovuto scusare in diretta Enrico Mentana.
C’è poi una questione di fondo: hanno commesso dei reati quegli immigrati ai quali Angela Merkel ha aperto le porte della Germania oppure è il sesso maschile che odia le donne?
Si dice e io penso sia vero, che l’insieme del mondo musulmano resti prigioniero di un ordine virilista. Siccome le donne sono sorgente di seduzione e sedizione, il mondo musulmano risponde con un sistema più o meno violento, fondato sulla paura e sull’odio del femminile. Il peso delle società preislamiche, la tradizione tribale fanno il resto.
Le musulmane non hanno corpo. Sono a volte ombre nere coperte da chili di stoffa. Umiliate, ripudiate, sottoposte al giogo maritale o paterno. Tuttavia, accanto alle ombre nere compaiono anche giornaliste, deputate, poliziotte che pagano con la vita il desiderio di ricoprire liberamente quei ruoli. Internet, l’accesso alla salute, allo studio, all’educazione hanno reso meno compatta la separazione tra i sessi. Sono conquiste fragili, minacciate prima dai talebani, ora da Daesh, da Boko Haram, da decine di altri gruppi fondamentalisti eppure segnalano che quel mondo non ha nulla di immobile.
A Colonia, ma anche a Marsiglia, Salamanca, Catanzaro, l’irrompere femminile nello spazio pubblico, una forte spinta alla parità, il lavoro, la sottrazione al ricatto famigliare hanno, se non abolito, certo indebolito la separazione tra i sessi. Adesso, quello spazio che gli era riservato, i maschi sono costretti a condividerlo con l’altra metà del cielo.
Probabilmente, provano angoscia. Per questo, si sentono al sicuro con la rivittimizzazione delle “nostre donne”, quando promettono di difendere “il corpo femminile e i valori dell’Occidente”.
Ma cosa accade per quel fenomeno in larga parte inedito che consiste nell’arrivo di migliaia di migranti? Poiché il fenomeno continuerà e non si tratta di schiere di angeli (anche noi non lo siamo), dovremo pensare ai modi per accoglierli. E anche per contrastarli, per combatterli quando attentano, come è accaduto nella notte del 31 a Colonia, alla dignità del sesso femminile (e di quello maschile, almeno degli uomini che attribuiscono un valore alle donne).
Polizia e magistratura non sono sufficienti. Neppure la legge dell’ospitalità di cui ha tessuto l’elogio Jacques Derrida. Difficile applicarla con chi ha accumulato rabbia e aggressività e manca di legami urbani di riconoscimento simbolico, e considera la donna sua proprietà supponendo di poterla palpeggiare dl momento che lei “può guardare qualsiasi uomo dritto negli occhi” (la giornalista finanziaria tedesca Silvia Wadwha)
In Norvegia e in Baviera tengono corsi sul rispetto della dignità e delle libertà personali femminili con gli immigrati. A Copenhagen i corsi saranno obbligatori e non volontari. Ma troppo diverso è il modo in cui molti immigrati guardano alla libertà femminile per supporre che l’integrazione proceda in armonia.
L’immigrazione non si fermerà. Quelli che si comportano da nemici non resteranno tali per sempre ma intanto occorre lo sguardo, il giudizio, la condanna da parte femminile. Di quelle che a Colonia si sono ribellate. E delle madri, sorelle, mogli, figlie dei siriani, libici, iracheni arrivati in Germania (o in Italia) da soli.
Penso che gli uomini senza donne arrecano danno a noi e al proprio sesso.