C’è un’unica certezza che viene dall’andamento dal processo che ha visto come imputato eccellente Dominique Strauss-Kahn, l’ex presidente del Fmi, imputato in Francia di sfruttamento aggravato della prostituzione. Che uomini potenti, e anziani, possono immaginare che le donne che si prestano al loro desiderio sessuale, non propriamente misurato, lo fanno per libera scelta, senza alcuno scambio economico. Insomma, loro non fanno uso di prostitute. E se altri ne mettono generosamente a loro disposizione i corpi e i servizi, non sono tenuti ad accorgersene. Anzi, preferiscono di no.
Un esito che riecheggia quanto affermato nel dispositivo del processo Ruby, qui in Italia. Per DSK la sentenza arriverà il 12 giugno. In ogni caso il processo del Carlton, così hanno titolato nelle scorse tre settimane i media francesi, ma anche quelli americani, presenti massicciamente a Lille, dove si è svolto il dibattimento, sembra avere un esito sicuro: il proscioglimento di DSK, come ha chiesto lo stesso procuratore.
Carlton è l’hotel di Lille in cui ha avuto luogo “l’orgia” al centro del processo, così denominata da avvocati, giudici e dallo stesso Strauss-Kahn, insomma l’incontro sessuale plurimo di alcuni uomini, amici di DSK, e alcune donne. Tutte prostitute. E questo era il punto forte, in realtà debolissimo, dell’accusa. Che ha costruito il processo intorno alla tesi che DSK non poteva non sapere che le donne con cui ha esercitato la sua sessualità “più brutale di quanto viene considerato normale”, come ha detto lui stesso, fossero pagate per le loro prestazioni. Visto che “l’orgia” era stata organizzata dagli amici per il di lui piacere. Una tesi che il ritiro di due donne, entrambe ex-prostitute, dalla costituzione di parte civile, ha fatto crollare.
Questa la sintesi di un fatto di cronaca, che ha poco interessato i media italiani. Chissà, forse perché esausti dopo anni di caso Ruby, o forse per inaffrontabili differenze culturali. Un conto è sparare in prima pagina le “cene eleganti”, un altro orge a base di sodomia violenta. Questo il libertinaggio, intorno al quale hanno discettato avvocati, intellettuali, lo stesso DSK, che ha detto che non aveva motivo di pensare di avere a che fare con prostitute, il fatto stesso che si trovassero lì ne faceva delle “libertine”, cioè donne libere che liberamente sceglievano sesso violento.
Questo è il centro della vicenda. A colpire prima i giudici che hanno formulato le accuse, poi i milioni che hanno seguito il processo, sono state le testimonianze delle donne. Che hanno parlato di richieste inaspettate, di dolore, di lacrime. Perché è veramente di scarso interesse quale natura sia la sessualità di DSK, che si ricorderà fu costretto a dimettersi da presidente del Fmi nel 2011, in seguito a una denuncia di violenza sessuale da parte di una cameriera nell’albergo a New York, denuncia che portò al suo arresto immediato, e da cui in seguito è stato assolto, per ritiro della denuncia. Quello che mi sembra importante affrontare sono alcune conseguenze impreviste della libertà femminile, e che in questa vicenda sono adombrate, anche nella sua ambiguità giudiziaria.
La meno prevedibile era che l’ampia disponibilità delle donne al sesso, non abbia visto diminuire il mercato sessuale. Anzi, il settore è in crescita costante. Ciò significa che, almeno in Occidente, sebbene le donne non stiano più lì a difendere il bene prezioso della verginità, da tenere in serbo per il migliore matrimonio, gli uomini continuano a praticare e cercare con propria soddisfazione il sesso a pagamento. Dico gli uomini, perché i clienti sono loro. La richiesta di gigolò esiste, come esiste un turismo sessuale femminile. Ma le cifre sono minime, non confrontabili. La cosa curiosa è che perfino uomini potenti sembrano preferirla, almeno in certe circostanze. Anche se fanno finta di no. Forse quando il desiderio è incontenibile? Dall’altra parte, è perché sono libere che alcune donne scelgono di prostituirsi. Cioè scambiare denaro con l’offerta di servizi sessuali.
Vorrei essere chiara. Non parlo qui della tratta, dalla schiavizzazione, del traffico di minori, che copre circa l’ottanta per cento del mercato sessuale. Non ne parlo per scelta, perché invece vorrei almeno nominare alcuni aspetti che spesso rimangono nascosti, quando si parla di prostituzione. Che riguardano l’aspetto sociale del contratto sessuale (come lo definisce Carol Pateman) tra donne e uomini. Senza dubbio è in corso di ridefinizione. Ma in che termini? Jade, la prostituta che ha testimoniato nel processo di Lille, ha parlato di richieste che non erano nel contratto. Le “libertine” che partecipano a una partouze orgiastica, mettono nel gioco anche il dolore, anche le lacrime, sostengono i loro partner. Tra le molte riflessioni stimolate dalla persistenza della prostituzione, tra le più urgenti mi sembra capire come si può cambiare lo scambio tra donne e uomini. Uno scambio ineguale. La ricchezza è tuttora in mano agli uomini.
Pubblicato dal “manifesto il 26 febbraio 2015