Può una rubrica intitolata “She” ignorare Miss Italia? Potrebbe, eccome, se si trattasse nient’altro che di un “relitto estetico-sociale che va avanti come certe navi fantasma felliniane”, (Il Riformista 24 settembre). Potrebbe. Se le miss fossero dei “cascami inessenziali”, nient’altro che “una nicchia di ragazze che spasimano per diventare letterine, veline, cosine, e qualcosine” (Lidia Ravera, La Stampa, 23 settembre).
Potrebbe, se non fosse che 6 milioni 222 mila tra italiane e italiani hanno seguito lunedì la finale (la sera prima 5 milioni e rotti). Mike Buongiorno, Baudo, la Goggi, le vallette, le polemichette. E i quiz. Del tipo: “Per fare il pesto ci vuole prezzemolo, rosmarino o basilico?” Sulla rete 1 del servizio pubblico. In attesa di vedere inquadrato “il lato B” delle ragazze. Siamo o non siamo nell’anno del vaffanculo?
Come dice Tinto Brass, “questo è un concorso di bellezza, mica un esame alla Normale di Pisa” (La Stampa, 23 settembre). E come valutare la solidità dei culetti? Semplice, dice il regista. Basta che Mike Buongiorno lasci cadere una monetina e inviti le candidate a raccoglierla. Ecco il test per il deretano.
E le aspiranti si consolano, al modo di Miss Lombardia: “E’ peggio Miss Padania, dove si inquadrano i glutei di continuo” (Corriere della sera, 23 settembre). Cento ragazze tra i 18 e i 26 anni, selezionate tra migliaia, che siano (come da regolamento) “di condotta incensurabile”, che “non siano mai state ritratte in pose sconvenienti”; che non abbiano “mai partecipato a spettacoli di carattere pornografico o scabroso”, né che abbiano mai rilasciato dichiarazioni “di carattere sconveniente o comunque non in linea con lo spirito di moralità proprio del Concorso”
Possiamo ignorarle? Studiano al liceo o all’Università, praticano sport, sono anche progressiste: rivendicano la taglia 42 abbondante e, alla finale, improvvisamente si animano per contestare il giurato stilista con il centimetro al collo. Hanno famiglie e intere comunità che tifano per loro. Come Angela Florio, di Piedimonte Matese. Giovedì 20 settembre “alle nove di sera la città è vuota –si legge sul portale altocasertano.wordpress.com- per le strade solo poche macchine, tutti sono davanti alla tv, la nostra conterranea è in gara con il n.32”. E lei è lì “con il suo viso acqua e sapone e il sorriso smagliante di sempre, lo sguardo un po’teso”. E via con il televoto.
“Il mondo va così”, scrive il professor Stefano Zecchi su Il giornale (24 settembre). Possiamo ignorarlo, il mondo?