Locale / Globale

relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Proposta a chi ama l’architettura

1 Maggio 2013
di Cristina Liquori

Circa un anno fa ero a visitare Londra , con un gruppo ben organizzato di architette, architetti e urbanisti.
In questa compagnia si era inserito il nostro gruppo un po’ speciale, composto  da due architette, una giornalista, un’avvocata, una economista, un’imprenditrice… ma farei prima a dire i nomi. Tutte di una età rispettabile, molti impegni, con diverse velocità, ma nessuna pigrizia .
Gruppo eterogeneo ma affiatato, con denominatore comune essere amiche di Laura Gallucci, la più  geniale compagna di viaggio di tutti i tempi.
Passione in  comune ? La modernità nella città, il fascino  dell’architettura  che non è lusso, ma possibilità di muovere i nostri corpi in modo inconsueto, comodo, a varie quote di altezza, con il principio  della  trasparenza che si materializza, le superfici che  sono morbide e adatte ai passi nostri, tutto è fatto per stimolare pensieri e movimenti. Persino i metalli eleganti, le luci che partono da punti strani, le dimensioni e le forme che ti fanno passere dallo “spaesamento” al ricordo… questo odore di nuovo che ti risveglia, ti mette le ali ai piedi. Senti  un benessere fisico.
In quei giorni ascoltammo anche alcuni architetti  della municipalità  e programmazione urbana che ci  informarono di  come i cittadini avevano voce in capitolo sull’assetto urbano, e nei quartieri ci fossero iniziative autogestite sulla bellezza dei luoghi (piante, luci).  Io però notai che nella strada che percorrevamo sotto la pioggia per rientrare ai nostri alloggi, “studios” di ultima generazione, una pozzanghera profonda interrompeva il marciapiede, e per 3 o 4 passi si doveva  deviare bruscamente sulla strada, dove era in arrivo  un serie di  autobus rossi, e si correva un piccolo rischio.
Contemporaneamente, a ridosso del nostro quartiere studentesco, la città era tutta un cantiere, non solo per le Olimpiadi.  Edifici, “enclaves” di appartamenti extralusso, firmati dai grandi studi, destinati a principi della finanza/riciclaggio di varie nazionalità. Ho visto, sempre firmato da archistar, anche qualche spettacolare e un filo  pacchiano  centro commerciale mezzo  vuoto, insomma il famoso “mercato” dell’economia  finanziaria ci stava sulla testa, un sapore di cosa losca e un velo di tetraggine  diminuiva la bellezza delle nostre architetture trasparenti ed accoglienti.
Ho avuto il sospetto  che  l’urbanistica “partecipata”della Grande Londra fosse un po’ un imbroglio.
Poi ho appreso che il sindaco di Londra  assomiglia troppo ad un uomo di affari… Questi ricordi, risvegliati dalla primavera e dal recentissimo convegno sulla “architettura del desiderio” che si è svolto a Roma mi spingono a proporre a tutte voi  che amate l’architettura, in questo periodo dalle mille elezioni, di interrogare con forza e pignoleria i nostri candidati a sindaco, alla Casa Internazionale delle Donne, sui loro  progetti per la città di Roma, con domande e risposte  precise e non riferite alla linea dei partiti, ma a titolo personale. Queste risposte saranno scritte, firmate in una bacheca, resteranno lì per essere lette da tutte, resteranno nella storia della Casa, che è un fiore all’occhiello della modernità di questa città.

 

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