“L’inverno dello scontento” (titolo originale “El sheita elli fat”) di cui racconta il regista Ibrahim EL Batout è quello della rivoluzione egiziana e dei mesi terribili di piazza El Tahrir al Cairo, prima che cadesse il regime di Mubarack. La pellicola è stata inserita nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia.
Le immagini della foto dalla piazza sono volutamente centellinate perché l’intenzione è mostrare quello che le e gli egiziani hanno vissuto per lungo tempo, ovvero il silenzio e le omissioni della tv di Stato, che continuava a negare ogni violenza e a diffamare le tv satellite che trasmettevano le immagini di disordini e cariche della polizia e la storia intima di chi ha visto stravolta in poco tempo la propria dimesione pubblica e privata.
Così il racconto ci viene offerto in piani seuqenza di interni attraverso le vite di tre protagonisti: Amr, programmatore di computer, che manda su youtube i video dei dissidenti e subisce la violenza dei servizi segreti, la sua compagna Farah, anchorwoman alla tv di Stato, che abbandona il posto e sceglie di lavorare come freelance per non dover continuare a mentire sulla realtà del regime in crollo e infine Adel, padre di famiglia e abitante nello stesso palazzo di Amr, che opta per il sostegno ai barricaderi.
Un film che ricorda nella forza della denuncia la cinematografia di Costa Gavras, ma nei toni l’intimità sofferta del dolore di un popolo al chiuso dei loro appartamenti, preoccupati per se stessi e i loro cari, per un paese che ancora oggi cerca la sua strada.
Migliaia i morti, i feriti, i torturati, gli scomparsi nelle mani dei servizi segreti, opprimono lo spettatore con la stessa forza con cui colpisce la tenacia di chi ha resistito per cambiare il proprio mondo e non solo.
Nel film una sola anziana donna è mostrata con il velo, le altre a capo scoperto guardano con occhi magnetici e determinati la telecamera.