Walter Siti, Resistere non serve a nulla, Rizzoli 2012
Ecco un romanzo che non si preoccupa di compiacere lettori e lettrici. Un romanzo duro. Senza speranza (come già dice il titolo). Non è scritto per consolare, ma per mettere allo scoperto i meccanismi che oggi muovono il mondo. Un mondo in cui “l’economia è per metà illegale” e “la corruzione dei Parlamenti e delle agenzie di controllo” è un fattore indispensabile di sviluppo. La trama del racconto in realtà è semplice: Tommaso, figlio di un piccolo delinquente finito in galera, ma legato a un grosso giro di mala, viene fatto studiare dai ‘datori di lavoro’ di suo padre. Dotato di talento per la matematica, Tommaso diventa un importante tassello nel gioco globale della finanza sporca. Poi incontra uno scrittore – un ‘io’ narrante che si chiama come l’autore – e gli racconta il ‘segreto’ di questo mondo dominato dal denaro, rivelandogli nel contempo i suoi propri vizi e le sue proprie ossessioni. Letto così, il romanzo sembra una specie di anti-Gomorra. Là c’era un eroe positivo che cercava di combattere l’abiezione. Qua c’è un eroe fragile, che si pone sullo stesso piano del suo ‘antagonista’. Una filosofia ben esplicitata nelle prime pagine del libro, che sono come un piccolo saggio a parte. Pagine dedicate all’analisi della prostituzione e al suo cambiamento (alla sua ‘finanziarizzazione’) nel corso degli ultimi anni. “Le escort non si percepiscono come prostitute, esattamente come i maghi della finanza non si percepiscono come truffatori.” E’ cambiata, dice lo scrittore, la percezione del corpo e il rapporto fra il corpo e l’io. E allora? Qual potrebbe essere la via d’uscita? “L’unica opzione non moralistica”, scrive Walter Siti, “pare quella di rispondere al libero mercato della finanza col libero mercato delle idee.”
Maria Rosa Cutrufelli