Intorno all’8 Marzo temi non scontati in discussione per la politica delle donne. Su “Sette” (del “Corriere della Sera”), compare una galleria di signore famose con fotina. Cinque righe a ognuna e dite alle lettrici cosa – secondo voi – ancora manca al sesso femminile.
Risposta compatta: manca il tempo. Le donne sono subissate dalla cura. Troppo sfruttate; hanno poco tempo per sé, niente servizi sociali. Nelle risposte, generalmente, la cura del vivere non interessa. Giocarsi un modo buono di praticare le relazioni (nel lavoro, nei rapporti sociali, nella politica) non sembra all’ordine del giorno.
Nella manifestazione del 9 in piazza San Giovanni, il segretario Landini chiede “democrazia e libertà”. Ma le donne restano fuori dal suo intervento. E resta fuori la legge contro le dimissioni in bianco se una donna resta incinta, se si ammala, se ha un incidente. Non è tema di democrazia il rispetto dell’autonomia e della dignità femminile?
L’8 Marzo serve a insistere sulla violenza che continua a accanirsi sul corpo femminile con episodi efferati. In Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna dal marito, ex marito, compagno, ex compagno. Bisogna avere una nuova politica di educazione culturale, distante “dall’immagine femminile offerta dal piccolo schermo” sostiene Elsa Fornero, ministro al Welfare con delega alle Pari opportunità, intervistata sulla “Stampa”. Roba da mandare sul rogo Belen e la sua comparsa infarfallinata al festival di Sanremo.
Il tatuaggio è comparso troppo tardi per venire inserito nel dibattito sul “femminismo moralista”(Valeria Antonelli “La libertà delle donne. Contro il femminismo moralista” il Melangolo). Sugli usi che le stesse donne – coscientemente – fanno, del loro corpo. Bellezze che commerciano le loro qualità seduttive. Con il travestimento della nudità.
L’artista Cindy Sherman spiegherebbe che impersonano il catalogo delle ridicolaggini, degli artifici, degli stereotipi del nostro tempo. Lorella Zanardo con il suo “Il corpo delle donne” ci ha costruito un catalogo dell’umiliazione televisiva della carne femminile. Comunque la si voglia giudicare, per quanto il moralismo sia in agguato, dobbiamo all’operazione l’averci mostrato le contraddizione della libertà quando se ne appropria la televisione. E che nella conquistata libertà femminile resti qualcosa di ambiguo lo ha scritto Lea Melandri proprio l’8 marzo sul Corriere della Sera.
Della nonviolenza, della violenza e della forza in una dimensione tutta politica scrive Luisa Muraro nella anticipazione (su Via Dogana n.100) di un saggio breve che uscirà a giugno dalla Nottetempo. Porta due esempi di un agire che non c’è stato e che invece avrebbe dovuto esserci. Srebrenica dove i caschi blu lasciarono che si compisse sotto i loro occhi il massacro di ottomila civili. Il mandato dell ‘Onu poneva limiti all’intervento militare ma quella era una situazione “fuori dall’ordinario”. All’Aquila, dopo il terremoto, invece di permettere che Berlusconi facesse di quelle rovine lo sfondo per il suo palcoscenico illuminato, gli abitanti avrebbero dovuto mandarlo via “a fischi e sassate”.
Io penso, al contrario, che se mi fossi trovata in mezzo alle macerie, alla morte, al caos e alla perdita, avrei provato a mettere da parte la rabbia contro chi aveva costruito le case a quel modo e contro il presidente del Consiglio per lavorare insieme agli altri così da risorgere dalle macerie. Rebecca Solnit ha dedicato ai disastri un libro bellissimo: “Un paradiso all’inferno” edito dalla Fandango nel quale scrive che siamo animali sociali e abbiamo cura delle relazioni. O almeno, la manutenzione delle relazioni è ciò che le donne sanno e possono fare. E non significa mettere tra parentesi il conflitto.
D’altronde, vi sarà capitato di guardare la fotografia che è circolata in questi giorni della “pietà islamica”. Coperta da un totale velo nero, le mani coperte da guanti bianchi, in una moschea usata come ospedale durante le manifestazioni contro il presidente dello Yemen, Saleh, una donna abbraccia un uomo ferito. Qui la carne nuda e quella velata sono comunque, corpi politici, capaci di mettere in crisi una dittatura.
Nel frattempo, prima e dopo l’8 Marzo la classe politica si occupa dell’Europa, della Grecia, dello spread. L’informazione discute del ruolo dei partiti, simili a delle “cellule in sonno”; si interroga sul destino nel 2013 della compagine dei tecnici. Una cosa abbiamo capito: che le esternazioni del ministro degli esteri Giulio Terzi di sant’Agata fanno quasi rimpiangere l’ex ministro Frattini.
Infine, l’8 Marzo del 2012 verrà ricordato a Napoli, Caserta, Avellino Salerno per l’evasione degli scontrini praticata da fiorai, pizzerie, discopub, ristoranti. L’evasione ha toccato il 74% e non mi pare si sia trattato di un gentile omaggio alle signore.