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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

“Il Gruppo del mercoledì. Una storia femminista”. Il 28 febbraio presentazione a Roma

19 Febbraio 2025

VENERDÌ 28 FEBBRAIO ALLE ORE 19:00 NELLA SALA LONZI DELLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE IN
VIA DELLA LUNGARA 19,A ROMA
sarà presentato, all’interno dell’ottava edizione della fiera dell’editoria delle donne Feminism il libro a cura di Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Letizia Paolozzi e Stefania
Vulterini:

IL GRUPPO DEL MERCOLEDÌ
UNA STORIA FEMMINISTA

(Futura Editrice, collana sessismo&razzismo)

Ne parlano con le autrici Marina D’Amelia e Manuela Fraire

La “storia femminista” del Gruppo del mercoledì è raccontata nell’introduzione del libro da Letizia Paolozzi. Comincia nel 2008 con l’incontro tra Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Laura Gallucci, Letizia Paolozzi, Isabella Peretti, Bianca Pomeranzi, Bia Sarasini, Rosetta Stella, Stefania Vulterini. “Vorrebbero sganciarsi dalle gerarchie patriarcali – scrive Letizia – ancora presenti nei partiti e nei movimenti che c’è da ridere a sentirli definire antiautoritari quanto a rapporti tra maschi e femmine. Sono stufe di quel tran tran, però escludono di dedicarsi alla maglia o crogiolarsi nel disimpegno. Nominare la realtà con le parole del femminismo, opporsi alle rappresentazioni dell’immaginario maschile sulle donne sarebbe la scommessa. Ecco perché, senza battesimo, taglio di nastro, squillo di trombe, costituiscono – verbo se vogliamo piuttosto pomposo – il gruppo che fin da subito incarna un luogo di socialità femminile. Uno spazio nel quale trovarsi a proprio agio, ascoltarsi e, grazie alle reti di dialogo, produrre delle cose”.
E le “cose” prodotte sono davvero molte, sotto forma di idee e parole che diventano documenti sintetici, con un linguaggio originale, che danno vita a incontri, discussioni, altri testi, altre reti di relazione.
Un percorso politico che viene registrato nel libro con brevi premesse che situano i testi principali nel contesto politico e cronologico in cui ebbero vita e alterna fortuna.
A cominciare da una provocazione rivolta alla crisi già più che manifesta della sinistra, in quel 2008,e proseguendo con una riflessione sul “coraggio di finire”, finire la vita stessa, finire con le cose e le esperienze che fanno ostacolo a un rinascere.
Si ritrova un filo nel successivo importante e anticipatore testo sulla “Cura del vivere” (2011) che indica un’altra strada alla politica, non distante dai corpi, dalla loro vulnerabilità ma anche dalla forza trasformatrice del “di più” che si crea nelle relazioni di cura tanto indispensabili alla vita quanto rimosse dalla “ragione” capitalistica, e dallo sguardo maschile, incapace di vedere quel “resto” che non si sottomette al mercato.
Passano gli anni e arrivano i temi della differenza tra i sessi che si moltiplica tra generazioni, identità di genere e nuove strutture familiari, o la ricerca di uno sguardo più attento alle esperienze reali e non condizionato dagli schieramenti opposti sul tema della gestazioni per altri.
Ma la ricerca e le elaborazioni del gruppo non si fermano e attraversano la violenza che cresce nella società e nelle relazioni, affrontano il terremoto sociale e simbolico prodotto dalla pandemia del Covid, tornano sulla “cura maltrattata”.
Il testo è anche un ritratto e ricordo amoroso delle donne del gruppo che non ci sono più, e si chiude con le parole di una donna di una generazione successiva.
“Mi sembra importante – scrive tra l’altro Viola Lo Moro – in queste righe esplicitare una mia per-sonale vicinanza e gratitudine verso tutte queste donne che, in misura diversa per temperatura relazionale e casualità d’incontro ho incontrato, ma che tutte insieme mi testimoniano e mi ricordano quanto il femminismo (i femminismi) non sia una costruzione di idee alle quali aderire o no, ma una pratica costante, attiva, di pensiero, scrittura e azione in relazione con le altre. Ogni testo nel libro racconta che l’intelligenza politica delle donne è vivace, non domabile, non asservibile a un potere superiore, a una causa superiore”.
Un testo che andrebbe letto e meditato anche, e forse soprattutto, dagli uomini.

(A.L.)

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