Pubblicato sul manifesto il 7 gennaio 2025 –
Sabato scorso alcuni quotidiani hanno dato la notizia di un video, risalente a mesi fa e diffuso sui social, che documenta il duello a morte di due soldati, uno ucraino e uno russo. Ecco il titolo del Corriere della sera: «Il combattimento mortale tra un ucraino e un russo: nel video del corpo a corpo tutta la mostruosa brutalità della guerra».
La scena, che se non ho capito male durerebbe parecchi minuti, sarebbe stata girata dalla telecamera posta sull’elmetto del soldato ucraino. Uso il condizionale perché lì per lì non ho avuto la forza di guardare immagini che venivano descritte come molto cruente. Ma poi quando l’ho fatto, mi sono reso conto che non si trattava della riproduzione integrale del filmato, ma – su diversi giornali – di brevi sintesi con una serie di “fermo immagine” e sottotitoli, con audio alterato, oppure di una altrettanto breve sequenza finale, con audio originale e sottotitoli in russo, credo, e in inglese.
E alla fine del video succede qualcosa che ha impressionato chi ne ha scritto. E anche me. Il soldato ucraino è a terra, colpito a morte, ma ha ancora le energie per chiedere al russo di lasciarlo morire in pace e da solo.
Così racconta dialogo e immagini Francesco Battistini sul Corriere: «“Fermo… non toccarmi più. Lasciami andare tranquillo… Per favore, vattene via… Voglio morire da solo…”. Il russo s’alza barcollando, stremato. “Grazie…” sussurra l’ucraino: “sei stato il miglior combattente del mondo. Arrivederci, sei stato il migliore”. Tra nemici che parlano la medesima lingua – continua Battistini – tra soldati che conoscono la medesima guerra, ci si capisce. Il russo si sposta, lascia al nemico l’onore della solitudine: “hai combattuto bene”, gli riconosce prima di andarsene».
Dopo le scene di violenza efferata ecco riemergere qualcosa che ricorda gli antichi sentimenti “cavallereschi”, e in rete ho trovato qualche commento che si aggrappa a questo per sperare in un condiviso ripudio della violenza bellica.
Ho anche letto che in Russia sarebbe stato diffuso il volto del soldato eroicamente vincitore. Sarà tutta una montatura propagandistica? Eppure la prima frase nel video è quella dell’ucraino che grida “Sei venuto a invadere casa mia!”. I propagandisti russi l’avrebbero lasciata, o inserita?
Forse oggi bisogna rassegnarsi a chiedersi se anche un falso ci comunica qualche verità importante.
Ora sembra improvvisamente chiaro per molti e molte che la guerra in Ucraina, di fatto ignorata dai più finché sembrava riguardare il solo Donbass, è una carneficina assurda e che solo un serio negoziato – cioè un confronto disposto a riconoscere anche qualche ragione nella parte avversa – può cercare di ricomporre il conflitto.
Diventa più “facile” riconoscere l’orrore della guerra? L’orrore dell’Intelligenza artificiale che detta all’esercito israeliano quante decine o centinaia, migliaia di innocenti possono essere eliminati per uccidere i nemici combattenti e i loro capi. L’orrore di un corpo a corpo tra due uomini che parlano la stessa lingua. Cosa che definisce il mostro di una guerra fratricida dentro un confronto globale tutto giocato sulla pelle dei soldati e dei civili ucraini e dei soldati russi, ora con l’appoggio di alcune migliaia di nordcoreani (al centro anche loro di racconti più o meno propagandistici a base di orrore).
Le immagini, le interpretazioni, di questo “duello”, mi confermano nell’idea che alla radice della capacità, se non del desiderio e del piacere, di combattere per uccidere giocandosi la vita c’è qualcosa di intimamente legato all’essere maschi, e alla cultura patriarcale che non vuole morire.
Da qui bisognerebbe ripartire.