MEGALOPOLIS – Film di Francis Ford Coppola. Con Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Audrey Plaza, Shia LaBeouf, Jon Voight, Laurence Fishburne, Dustin Hoffman, James Remar, Talia Shire, USA 2024. Costumi di Milena Canonero, fotografia di Mihai Mailamare Jr., scenografia di Lisa K. Sessions.
Si ha l’impressione che Francis Ford Coppola abbia voluto dimostrare tutto ciò che si possa fare con il cinema prima dell’avvento totale dell’Intelligenza Artificiale. Ha realizzato questo film dopo tredici anni dal suo ultimo lungometraggio e il suo “Megalopolis” è stato finalmente presentato in concorso alla 77ª edizione del Festival di Cannes e in anteprima italiana alla 19ª Festa del Cinema di Roma. È un film denso e geniale anche se discontinuo e pretenzioso. Girato ad Atlanta – le riprese erano inizialmente previste a Cinecittà – è stato definito “una fiaba ribelle”. Dopo averlo “incubato” per decenni, Coppola ha deciso, nel 2019, di autofinanziare il progetto definitivo della sua carriera con un budget di 120 milioni di dollari, ottenuto vendendo una parte della sua azienda vinicola californiana. “Megalopolis” non è un film né semplice né immediato e va visto almeno un paio di volte.
Centrale è la figura di Cesar Catilina (interpretato da Adam Driver), un architetto-urbanista che vive sulla punta geometricamente specchiata del Chrysler Building – uno degli edifici più iconici di Manhattan – e dalla cui altezza osserva il mondo circostante. Ha appena vinto il Premio Nobel per l’invenzione del megalon, un materiale rivoluzionario che dovrebbe sovvertire l’edilizia, rendendo così fattibile la costruzione della città del futuro, cioè Megalopolis. Il film si apre con un tentativo di suicidio di Catilina, che sta per lanciarsi dal tetto del Chrysler quando riesce a fermare il tempo, e quindi anche il moto: infatti, non c’è movimento senza il tempo.
Coppola in questo film mette insieme due suoi amori: New York e l’antica Roma proiettate insieme verso un futuro utopico che lui spera migliore. Ma più che lo spazio è il tempo quello che diventa fondamentale, una sorta di mito che però da qualcuno può essere fermato e/o controllato. Catilina, infatti, ha il potere di fermarlo con una sola semplice invocazione e lo insegnerà anche a Julia Cicerone (interpretata da Nathalie Emmanuel), grazie a un’altra forza, capace di trascendere tempo e spazio, e cioè, l’amore.
Julia, figlia di Franklyn Cicerone (interpretato da Giancarlo Esposito), sindaco di New Rome, assiste alla esposizione del progetto di Megalopolis da parte di Catilina – di cui si innamora man mano – che esordisce davanti agli spettatori con una citazione di Shakespeare, ossia con il famoso monologo dell’Amleto.
Catilina vuole cambiare il mondo ed è dalla parte degli oppressi: «È proprio questa idea che ci fa reggere tanto a lungo la sventura di vivere: chi sopporterebbe altrimenti il flagello e le offese del tempo, l’ingiuria degli oppressori, la villania dei superbi, gli spasimi dell’amore disprezzato, le lungaggini della giustizia, l’arroganza dei potenti e gli sfregi che subisce dagli indegni l’umiltà dei meritevoli, se è possibile liberarsene da sé con un solo colpo di lama?».
La città utopica è una città che cambia, che ti viene incontro, che ti aiuta a vivere la vita al meglio delle tue possibilità. Per contro, Franklyn Cicerone è un conservatore ed è un acerrimo nemico dell’architetto; si scaglia contro Catilina, usando alcune parole famose della letteratura latina tratte dalla prima delle quattro Catilinarie, dove si parla di abuso di pazienza, sfrontatezza, audacia.
Un altro dei personaggi chiave del film è Hamilton Crasso (interpretato da Jon Voight), che attraverso dei costumi magnificenti e un’estetica baroccheggiante mostra gli eccessi di una città in decadenza, come ad esempio la sequenza del suo matrimonio con la showgirl Wow Platinum (interpretata da Aubrey Plaza) che si tiene al Nuovo Colosseo, che altro non è che il famoso Madison Square Garden riadattato ad arena romana con le lotte tra i gladiatori, gare di bighe ed esibizioni musicali.
Insomma, i difetti della realtà di oggi sono da rintracciarsi in quelli della Roma antica di duemila anni fa, dall’ambizione all’avidità e alla sete di potere. Senza voler raccontare la trama, peraltro non facile, si può dire che si passa attraverso tante metafore per arrivare a un finale propositivo e positivo. Julia e Cesar concepiranno una bambina, dall’esplicito nome di Sunny Hope, che come loro è in grado di fermare il tempo, e creano insieme il futuro della città.
L’estetica di Megalopolis è uno degli aspetti che colpiscono maggiormente lo spettatore: la sua mirabile fotografia è patinata e ricorda quasi una rivista di moda. La sommatoria di splendide immagini urbane (sia analogiche che digitali) è magistralmente diretta dal fotografo rumeno Mihai Mailamare Jr. Altrettanto degni di menzione i costumi elaborati da Milena Canonero, già vincitrice di Oscar quattro volte.