Ci siamo fatti gli auguri cercando un po’ di speranza nella nostra tristezza, ma le prime ore dell’anno nuovo non ci confortano. Uno spaventoso terremoto in Giappone, i “signori della guerra” che da Mosca a Kiev, dalla Corea del Nord a Ankara, a Tel Aviv e Gaza promettono morte e devastazione ai nemici e sembrano darsi manforte mentre denunciano le malefatte dell’altro. Erdogan accusa Netanyahu di fare un genocidio ma continua a bombardare i Curdi. Lavrov arriva a dire che lui e Putin fanno in Ucraina quello che Israele fa a Gaza, come fosse una giustificazione. Il capo di Israele – espressione di un sistema “democratico” – fa il peggio massacrando civili innocenti per punire Hamas, mettendo sulle spalle di un popolo vittima dell’Olocausto il marchio di questa carneficina.
Non è per voltare lo sguardo da questo scenario che proverò a parlare d’altro. Un’esperienza intensa, vissuta visitando la Basilica sotterranea di Porta Maggiore, a Roma. Un’amica mi ha fatto scoprire questo luogo misterioso e magico, per il quale non è facilissimo prenotare una visita.
Un giorno del 1917 un treno Roma-Cassino rischia di sprofondare in una voragine aperta sotto i binari. Siamo nel punto in cui le mura aureliane delimitano la massicciata delle linee che portano a Termini. Quell’incidente fa scoprire un monumento “unico al mondo”, come recita la Soprintendenza. Una piccola “basilica” sotterranea – 13 metri dal suolo – che risale al primo secolo dopo Cristo, e già ha le caratteristiche architettoniche delle future chiese cristiane. Volte e pareti ricoperte di stucchi eseguiti con stile raffinatissimo. Storie mitologiche e figure simboliche. Come la scena che campeggia nelle pareti dell’abside che chiude, in fondo, l’edificio (da un vestibolo affrescato si può ammirare la basilica ma senza entrare: una delle molte precauzioni e installazioni tecnologiche per difendere questo tesoro dal degrado). Raffigura Saffo che sta per lanciarsi nelle acque del mare, disperata perché Faone non ricambia il suo amore.
Il mito del suicidio della grande poetessa ispirò a Leopardi uno dei suoi canti più malinconici: la delusione della vita porta a soffrire anziché godere delle bellezze di una natura che ci è matrigna, in un mondo incomprensibile. «Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor».
Invece quelle immagini sotterranee – ha spiegato una bravissima guida e studiosa che ci ha accompagnato – hanno un altro significato. Una seconda figura femminile attende a braccia aperte in mare il corpo di Saffo. Il suo tuffo non sarà la fine ma un nuovo inizio e una trasformazione.
Su questa interpretazione riposa la probabile soluzione del mistero che per molti anni non si è sciolto sull’uso di quel luogo. Era un locale dove si ritrovavano i ricchi patrizi proprietari dei giardini e delle ville che ornavano questa “periferia” ai tempi di Nerone, adepti dei culti neopitagorici che erano piuttosto diffusi nelle élite della capitale.
La basilica era stata svuotata e interrata non molto tempo dopo la sua costruzione. C’è dietro la storia del suicidio di un esponente della famiglia proprietaria e anche di una persecuzione di quelle scelte ideali – simbolizzate da tuffo rigeneratore – accusate dal potere imperiale di essere malefiche pratiche magiche.
Peccato che non sia disponibile per i visitatori un opuscolo con immagini e spiegazioni.
Ho scoperto però che è stato tradotto per la prima volta in italiano, nel 2020 da Mimesis, il testo del grande studioso francese Jérôme Carcopino, La basilica pitagorica di Porta Maggiore, pubblicato a Parigi nel 1927, che fece luce sul significato di questo monumento eccezionale.
Una morale forse c’è, ma non la dico.