IL SOL DELL’AVVENIRE – Film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Valentina Romani, Mathieu Amalric, Jerzy Stuhr, Teco Celio, Arianna Pozzoli, Elena Lietti, Flavio Furno, Francesco Brandi, Michele Eburnea, Laura Nardi, Giuseppe Scoditti, Arianna Serrao, Blu Yoshimi, Sun Hee You, Italia 2023. Sceneggiatura di Nanni Moretti con Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella, Musiche di Franco Piersanti-
Il film “Il Sol dell’Avvenire” è molto divertente e molto morettiano, anche se, come diceva la mia compagna di cinema all’uscita, non se ne può più di questi registi che superati i 60 anni ci devono raccontare la loro storia! Questo però Moretti lo ha sempre fatto. Salvo rare eccezioni i suoi film sono lo specchio di una generazione con i suoi dubbi e le sue incertezze ma anche con i suoi valori e le sue speranze. «Mi è sempre venuto naturale raccontare con ironia il mondo generazionale, politico e sociale, della media borghesia di sinistra – dice il regista in un’intervista – e farlo mettendomi in scena. Sono cose che mi porto dietro da tutta la vita».
Questo film segna il suo ritorno alla commedia ed è molto in linea con le prime pellicole di Moretti in cui lui è eternamente protagonista e al cui intorno girano personaggi che sembrano stravaganti, parlo dei film degli anni ‘80 come “Palombella rossa” (1989), “Bianca” (1984) e addirittura “Ecce Bombo” (1978).
Un’altra caratteristica dei film di Nanni Moretti è che sono sempre “provinciali” nel senso che i riferimenti sono molto locali e datati, così come lo erano quelli di Woody Allen le cui citazioni spesso si riferivano ai giocatori di baseball degli Yankees che solo un newyorkese poteva capire.
Ne “Il Sol dell’Avvenire”, immagino che ormai tutti lo sappiano, c’è il regista Giovanni (interpretato dallo stesso Moretti) che sta girando un film ambientato nel ’56 all’epoca della rivolta ungherese nata come manifestazione pacifica e trasformatasi in un’insurrezione contro lo stalinista Mátyás Rákosi, con la conseguente sanguinosa repressione sovietica. Giovanni gira un film ogni 5 anni ma è molto preso da sé e non si accorge che la moglie Paola (interpretata da Margherita Buy), dopo quarant’anni di vita in comune, da parecchi mesi lo vuole lasciare e ha iniziato una psicoanalisi proprio con l’obiettivo di trovare il momento giusto per fare questo passo. Emma (interpretata da Valentina Romani), la figlia di Giovanni, scrive musica e deve terminare la colonna sonora del film, ma nel frattempo si fidanza con il vecchio Ambasciatore polacco.
Vari sono gli omaggi al cinema fatti da Moretti in questo film: naturalmente Fellini a cominciare da “I clowns” con la presenza del Circusz Budavari (guarda caso il nome del pallanuotista ungherese che vinceva su Moretti in “Palombella rossa”) a finire con “8½” per la parata conclusiva. C’è l’omaggio a “Lola” di Jacques Demy, al Marlon Brando de “La caccia” di Arthur Penn, e la narrazione della sfibrante scena dell’omicidio in “Breve film sull’uccidere” di Kieślowski.
Il cinema per Moretti è anche immaginario così Giovanni proietta nel film che sta girando i suoi umori e le sue delusioni politiche, ma anche le sue speranze e i suoi desideri. Qua e là qualcosa di se stesso la dice: «Stalin che ha torturato e ucciso nelle mie sezioni non ce lo voglio» e poi l’amore per il gelato allo zenzero e la dipendenza dagli antidepressivi, l’odio per i sabot e per le pantofole, l’amore per i musicals.
All’attrice principale Vera (interpretata da Barbora Bobulova) che vuole sempre improvvisare sul set, sembrerebbe dalla sceneggiatura che il film sia “un film pessimista sull’amore” che lei prova per il giornalista dell’Unità, Ennio (interpretato da Silvio Orlando). Per la coproduttrice coreana invece: “è un film sulla fine di tutto quanto”. È un film sulla famiglia, sulla politica, sulle speranze, sulle incomprensioni, sulla vita.
Roma è onnipresente come sempre nei film di Moretti, anche se la maggior parte delle scene sono state girate a Cinecittà. Il suo film si svolge al Quarticciolo, presso la sezione dell’allora PCI. Questo è un quartiere popolare che nacque come borgata negli anni 1939-40 su progetto dell’architetto Roberto Nicolini (padre del più noto Renato). Ma c’è anche l’omaggio al Quartiere delle Vittorie dove Moretti si aggira in monopattino con il produttore francese Pierre (interpretato da Mathieu Amalric): una rivisitazione up-dated del giro in vespa di “Caro Diario” (1993).