Sull’insofferenza nei confronti del Pd, sugli inviti al suo scioglimento, all’azzeramento dei gruppi dirigenti anch’io, come Piero Sansonetti sul ”Riformista”, penso che in giro ci sia un di più di accenti malevoli perché “liberarsi del “bastione” della sinistra (traballante, pericolante, lesionato: ma sempre bastione) renderebbe tutto più facile ai conservatori…. e alla grande galassia populista e qualunquista”
Dunque, questo partito derelitto deve scegliere tra disfacimento e i 5 Stelle. In effetti, tra i fustigatori interni, Matteo Orfini (che viene dal Pci, Pds, Ds e ora nel Pd) sentenzia che il Pd è “un partito respingente”.
Certo, ha perso il rapporto con il popolo della sinistra; non ha fatto i conti con le sue diverse anime; si è sganciato dai processi sociali. Sembra che non sia riuscito a giustificare la sua esistenza in terra.
Ma dipenderanno da un moto inerziale i voti di 5 milioni e mezzo elettori (800.000 in meno del 2018 che era stato di per sé un risultato disastroso)?
Piovono rampogne sul partito né carne né pesce, né socialista né liberal-democratico, né riformista né populista.
Comunque, se molti dei rimproveri hanno una loro ragione, risulta singolare che questa vicenda riempia le cronache mentre sono scomparsi i dubbi, i sospetti nei confronti dei vincitori di centro-destra. Cancellato il passato della premier in pectore, la metamorfosi è accettata.
Poca attenzione, anzi, una certa imperturbabilità anche per la minaccia dell’arma nucleare lanciata da Putin e per il fatto che la terza Guerra Mondiale sia ormai nel novero delle possibilità con Zelensky che invoca un attacco preventivo della Nato.
C’è una tendenza a minimizzare. Forse perché nessuno si aspetta dai governanti qualcosa di sensato. Secondo i più ottimisti o spensierati non dobbiamo preoccuparci: i venti dell’Ucraina “spingono verso nord”. Quanto alla leader di Fratelli d’Italia è troppo giovane, troppo nuova per minacciare un ritorno al fascismo. Quindi, sonni tranquilli con i valori del campo conservatore.
La pandemia ha svuotato le coscienze? Nello spazio pubblico i problemi planetari provocano impotenza; scetticismo per le soluzioni avanzate; voglia di scansare la complessità. Lo stare al mondo si trasforma nel ritrarsi in casa per difendersi dall’inatteso, dall’imprevedibile.
La guerra – il male peggiore che stiamo vivendo, e non solo in quanto contribuisce a alzare alle stelle le bollette di luce e gas – era scomparsa dalla campagna elettorale. Ora, da qualche partito (i 5 Stelle), dal mondo cattolico capitanato da “Avvenire”, e dalla galassia di associazioni pacifiste, sale la richiesta di manifestare per la pace e la fine di un conflitto sempre più sanguinoso che minaccia di portare a un confronto nucleare. Però già si litiga anche in questo mondo di buone volontà ma molte gelosie.
C’è un’accentuata difficoltà in particolare degli uomini a proporre qualcosa di sensato, a scommettere sul cambiamento dei rapporti politici, umani e sociali. Alla direzione del Pd rimbalzano le accuse per un partito “maschilista”. E le donne di questo partito indicano come soluzione le solite “quote rosa”. Pur essendo quasi incantate dal “protagonismo” della donna che – ormai lo si da per certo – avrà per la prima volta in questo paese l’incarico di guidare il governo.
Eppure, le donne né serve della Nato né schiave di Putin, hanno già chiesto la pace, l’apertura di un negoziato, un tavolo di trattative. Dovrebbero essere loro, noi che siamo praticamente ogni giorno sotto l’ambasciata iraniana contro il regime, a organizzare presidi in difesa della legge 194, ad aprire la manifestazione. Solidali con quante, in Russia, sono contro la mobilitazione “parziale” e in Iran con il movimento acceso dalla domanda di libertà femminile.
Potrebbe essere un’idea anche per rispondere alla famosa domanda: Chi prenderà la testa del corteo?