LA NOTTE DEL 12 – Film di Dominik Moll. Con Bastien Bouillon, Bouli Lanners, Louna Cotton Frapier, Mouna Squalem, Pauline Serieys, Théo Cholbi, Babtiste Perais, Anouk Grinberg, Francia 2022. Fotografia di Patrick Ghirindelli, musiche di Olivier Marguerit.
Molti casi di omicidio rimasti irrisolti – almeno il 20% di quelli denunciati, come informa la didascalia del film in apertura – molto spesso sono casi di donne. Me ne viene in mente uno eclatante avvenuto a Roma: il delitto di Simonetta Cesaroni in via Carlo Poma del 7 agosto del 1990. Nel corso degli anni furono svolte varie inchieste e ipotizzate varie piste investigative, con diverse persone accusate del delitto tra il 1990 e il 2011.. In ordine: il portiere dello stabile dove avvenne l’omicidio, poi il datore di lavoro della vittima, poi un architetto il cui padre aveva uno studio nello stabile, e infine il fidanzato della vittima, vennero tutti scagionati dalle accuse. Il caso attirò un grande interesse dell’opinione pubblica e gli sono stati dedicati libri e trasmissioni televisive, recentemente è stato elaborato perfino un lungometraggio.
Nel film “La notte del 12” la vittima è una giovane ragazza di nome Clara (interpretata da Louna Cotton Frapier) che stava tornando a casa da quella dell’amica del cuore, quando, di sera tardi, qualcuno le versa dell’alcool addosso e le appicca il fuoco con un accendino. Il delitto avviene in un’area deserta suburbana di Saint-Jean de Maurienne, vicino a Grenoble, una cittadina di meno di 8.000 abitanti: un’ambientazione provinciale tranquilla che in realtà si rivelerà dalle indagini non essere poi così serena e rilassante.
Per Yohann (interpretato da Bastien Bouillon), il nuovo capo della squadra anticrimine di Grenoble, il ritrovamento del cadavere della ragazza segna l’inizio di lunghe e inefficaci indagini e diventerà, per lui, una sorta di ossessione.
Solo dopo tre anni dalla sospensione delle ricerche e il trasferimento di Marceau (interpretato da Bouli Lanners,), la giudice (Anouk Grinberg) di Grenoble chiederà a la riapertura delle indagini e spingerà Yohann a non demordere.
Man mano che si scoprono nuovi possibili soggetti sospetti, si incontrano tipologie umane diverse ma tutte sui generis, che la sfortunata ragazza aveva avuto modo di incontrare. Ma anche tra i poliziotti il profilo “umano” – nel senso del non infallibile – è quello che Moll fa emergere: Marceau, il poliziotto anziano, è troppo preso dai suoi guai matrimoniali per avere il giusto distacco nelle indagini, mentre Willy (interpretato da Théo Cholbi) è un po’ troppo pieno di pregiudizi nei confronti della libertà sessuale di Clara che va emergendo dalle ricerche. In tal modo si passa da un’inchiesta poliziesca a un’indagine psicologica senza mai diminuire il livello di tensione e di suspense. Peccato che fin dall’inizio si sappia che è un caso irrisolto perché lo si segue come un thriller di cui si aspetta la soluzione.
L’occhio del regista, dunque, esplora sia dentro l’animo di chi è sospettato ma anche di chi sospetta, hanno tutti il comun denominatore di essere di genere maschile rispetto a una vittima donna.
Dominik Moll è per metà tedesco e metà francese e si è spesso cimentato in trame poliziesche. Ama svelare il lato squallido delle persone e delle piccole comunità lentamente, inserendo dei tasselli visivi che aiutano la comprensione del quadro generale e mostrano contemporaneamente angolazioni diverse degli stessi fatti. Il tutto con grande equilibrio senza mai eccedere in scene spettacolari.
All’uscita del film commentavamo con le mie amiche e compagne di cinema che non sarà stato un caso che le produttrici siano tre donne (Barbara Letellier, Carole Scotta e Caroline Benjo): le figure femminili sono tutte personaggi positivi, al contrario delle “umanissime” figure maschili.