HOUSE OF GUCCI – Film di Ridley Scott. Con Lady GaGa, Adam Driver, Al Pacino, Jeremy Irons, Jaret Ledo, Salma Hayek, Vincent Riotta, Camille Cottin, Gaetano Bruno, Jack Houston, Reeve Carney. Usa 2021.
House of Gucci è un crime drama e una saga famigliare di quasi più di due ore e mezzo che parla di potere e alta finanza, che però avrei visto, forse più volentieri, in tre puntate su una piattaforma televisiva.
Il film di Ridley Scott è tratto dal libro di Sara Gay Forden House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine che narra le vicende della famiglia e della casa Gucci SPA durante una ventina di anni. A partire dall’inizio degli anni ’70 quando l’intraprendente Patrizia (Lady GaGa) conosce a una festa in maschera il timido e impacciato Maurizio (Adam Driver), attraversando l’ostacolato matrimonio (nel 1972) nella chiesa di San Sepolcro arriva fino alla sofferta separazione (del 1985) che, porterà al disperato e malvagio omicidio del Presidente della casa di moda nel 1995.
Per quasi due anni le indagini girarono attorno alla pista finanziaria internazionale, poi alla fine si concentrarono sulla ex moglie. Nel 1998 Patrizia Reggiani fu condannata come mandante dell’omicidio a 29 anni di carcere, la sua amica maga Pina Auriemma a 25 per favoreggiamento, Ivano Savioni 25 per aver organizzato l’omicidio e Benedetto Ceraulo l’ergastolo, in qualità esecutore materiale. Nel processo d’appello la condanna a Patrizia Reggiani scese a 26 anni, ma dopo 17 anni trascorsi in carcere a San Vittore, le venne concesso di continuare a scontare la pena ai servizi sociali: iniziò a lavorare per la Caritas.
In alcuni tratti il film ha un tono farsesco e molti personaggi sono trattati in modo caricaturale. Aldo Gucci (Al Pacino) impersona bene la tipologia del cafone arricchito con gusti e comportamenti un po’ mafiosi, mentre Rodolfo (Jeremy Irons,) per contro, con il suo perfetto accento British (consiglio di vedere il film in originale per non perdere gli accenti dei vari personaggi), ha un’aria anche eccessivamente aristocratica. In compenso il figlio di Aldo, Paolo Gucci (Jaret Ledo), è una vera e propria macchietta. Gli attori sono tutti straordinari e Lady Gaga e Adam Driver, entrambi meritamente candidati agli Oscar 2022.
Ringraziamo il regista di non averci sommerso di sfilate di moda, ma abbiamo apprezzato quella del passaggio dei disegni nelle mani di Tom Ford (Reeve Carney), con il suo stile androgino. «Quality is remembered long time after, price is forgotten» (la qualità si ricorda a lungo, il prezzo si dimentica) era il motto dei fratelli Gucci.
Ma la vera protagonista simbolica del film è Milano in quanto cuore internazionale della moda e centro di potere, rappresentata piuttosto con alcuni suoi luoghi più eleganti: dal Quadrilatero della Moda alla Galleria Vittorio Emanuele, passando per l’Università Statale, ma soprattutto la splendida Villa Necchi Campiglio di Piero Portaluppi del 1932, progettata su richiesta delle sorelle Nedda e Gigina Necchi (la classe industriale milanese) e di suo marito Angelo Campiglio, che nel film è la casa di Rodolfo Gucci.
I luoghi della Milano-bene si estendono al lago di Como nella Villa del Balbiano del XVI secolo, dove Aldo Gucci festeggia i suoi 70 anni. L’altra “seconda casa” è a St. Moritz anche se le scene sono girate a villa Labuono a Gressoney-Saint-Jean in Val d’Aosta.
A proposito di location una piccola notazione: ho paura che Ridley Scott si sia preso una libertà di troppo perché ha fatto morire Maurizio Gucci nel Quartiere Coppedé a Roma invece che in Via Palestro 20 a Milano, forse non pensava fosse così identificabile dal pubblico!
I superstiti della famiglia Gucci hanno criticato in modo energico il film che attribuisce ai membri della famiglia «toni e atteggiamenti che mai sono loro appartenuti» e descrivendo i protagonisti «come teppisti, ignoranti e insensibili al mondo che li circondava». Inoltre, hanno criticato la rappresentazione di Patrizia Reggiani, con toni indulgenti quasi a giustificarla.