Pubblicato sul manifesto l’8 luglio 2021 –
Ho ricevuto da un carissimo amico un testo – immagino copincollato da Facebook – scritto da qualcuno molto compiaciuto del fatto che “per la prima volta nella storia un partito candida un esponente di primo piano nella lotta per i diritti maschili. Trattasi di Fabrizio Marchi candidato nelle liste del PC di Marco Rizzo alle comunali di Roma”. Che cosa si intenderà – mi sono chiesto – per “diritti maschili”?
La risposta qualche riga più oltre. Questa candidatura “rompe un tabù, specialmente a sinistra, responsabile della diffusione della misandria nella società tutta”. Se raccogliesse molti voti “tutte le forze politiche si renderebbero conto che la questione maschile è un’emergenza sociale alla quale prestare attenzione….”
Poiché mi è capitato di scrivere qualche volta che la “questione maschile” è una faccenda seria ho cercato di approfondire. Misandria, si sa, dal greco significa l’odio per i maschi. Dunque il punto in questione sarebbe che c’è un eccesso di odio in giro per i maschi in quanto tali.
Il candidato Marchi ha scritto un libro anni fa – Le donne, una rivoluzione mia nata – a proposito del quale nel catalogo Mimesis si legge: “La donna, in larga parte con il suo consenso, è stata ridotta a merce, sia da un punto di vista pratico che, soprattutto, da un punto di vista psicologico e culturale. Lontane dal rappresentare un soggetto della trasformazione sociale e culturale, le donne, nella loro grande maggioranza, costituiscono per lo più un fattore della conservazione se non addirittura la pompa di alimentazione della società capitalista. Se invece liberassero la loro sessualità, potrebbero innescare una rivoluzione culturale in grado di minare alle fondamenta il sistema sociale dominante. Purtroppo le cose stanno andando in un’altra direzione, perché le donne, agli inizi del terzo millennio, sono ancora profondamente subalterne alle logiche di sempre; in barba alla cultura di genere e alla rivoluzione femminista degli anni’70, a questo punto forse mai nata…”.
Non giudico un testo da un riassunto editoriale, però trovo altri scritti del candidato che confermano una visione, come dire, discutibile. Se le cose tra i sessi non vanno al massimo il problema sono le donne, non certo noi poveracci maschi, maltrattati a destra e a manca. Particolarmente responsabile di questa vittimizzazione della maggioranza di uomini, specialmente se oltre a essere feriti nella propria sessualità sono anche poveri e sfruttati dal capitale , sarebbe una sinistra spesso definita tout court “femminista”. La quale incarna una politica che si occupa soprattutto dei “diritti” dei ricchi, e ancor più delle ricche, completamente dimentica dei “diritti sociali” per i quali è nata.
Che la sinistra moderata abbia dimenticato la difesa dei più deboli, e che quella più “radicale” non sia più capace di farlo efficacemente , è in gran parte vero. Ma il rimedio sarebbe abbandonare quel tanto che si fa per una giustizia che sarebbe meno “sociale”?
Marchi e altri d’accordo con lui portano alle estreme conseguenze un pensiero più diffuso e condiviso di quanto si pensi. Ai combattenti contro la misandria non viene mai in mente che una “liberazione della propria sessualità”, condizionata da millenni di patriarcato, potrebbe finalmente venire dal nostro sesso, e meno che mai che un male delle sinistre tutte, in genere assai poco “femministe”, è l’incapacità di comprendere che la libertà è cosa prioritaria e unitaria (e anche misteriosa). Per viverla e agirla non bisogna illudersi di saperla fare a pezzetti per comprenderla meglio.
Gratta il rivoluzionario anticapitalista e spesso ritrovi, comunque, il misogino.