GUIDA ROMANTICA A POSTI PERDUTI – Film di Giorgia Farina. Con Clive Owen, Jasmine Trinca, Andrea Carpenzano, Irène Jacob, Italia 2020. Visto su piattaforma Sky –
Giorgia Farina è una giovane regista che si è laureata in Inghilterra, poi ha studiato cinematografia alla Columbia di New York City. “Guida romantica a posti perduti” è il suo terzo lungometraggio, dopo “Ho ucciso Napoleone” del 2015 e “Amiche da morire” del 2013.
Questo è un film garbato e ironico, abbastanza inusuale per una pellicola italiana, ma forse diventa un po’ troppo pretenzioso nel voler descrivere accuratamente alcune forme di nevrosi.
Allegra, infatti, è una ragazza difficile, soffre di attacchi di panico e ha varie fobie, vive e lavora in un piccolo appartamento a Roma strapieno di oggetti. Ha una relazione con un ragazzo più giovane di lei dal quale però talvolta cerca di sfuggire inventandosi viaggi di lavoro – fa la travel blogger – che lei studia accuratamente sulla carta, ma che non intraprende mai. Non guida, non ha la patente, però ricerca luoghi particolari abbandonati, in disuso o in totale degrado.
Benno è un giornalista inglese etilista. Sposato con una dottoressa francese vive in Italia da diversi anni, proprio nello stesso stabile di Allegra. Ogni tanto è impegnato in qualche intervista o servizio televisivo per una rete inglese, ma passa la maggior parte del tempo a ubriacarsi e a combinare guai che poi, da sobrio, non ricorda affatto. Con lui il buono e fedelissimo cane che Benno, nei fumi dell’alcool, dimentica spesso nei luoghi più impensati.
Grazie a un disguido – un gesto maldestro di Benno ubriaco – i due si conoscono, poi quando cercherà di scusarsi lei gli propone un viaggio insieme dove lui dovrà guidare per circa duemila chilometri. Partiranno insieme in auto, alla ricerca di “posti perduti” che lei ha già segnato meticolosamente e studiato in modo ossessivo. Le due solitudini si incontrano, le nevrosi sono inizialmente in conflitto, ma solo in apparenza e alla fine si compenseranno.
Nel film sono rappresentati una serie di luoghi che vengono esplorati quasi distrattamente: dalla città fabbrica al parco giochi abbandonato. Negli occhi dei due protagonisti, al di là delle parole scritte in sceneggiatura, non sembra esserci sorpresa nell’osservare questi spazi, probabilmente il loro malessere impedisce la curiosità, obnubila lo sguardo.
I siti rappresentati dalla regista sono tutti molto suggestivi e ubicati ad enorme distanza tra loro. Si inizia con le rovine della chiesa di San Vittorino, nei pressi di Rieti sulla Salaria, per poi passare all’Aquapiper abbandonato di Guidonia. La tappa successiva si trova nel bergamasco ed è il villaggio operaio di Crespi D’Adda (un castello, una chiesa, un parco e le abitazioni degli operai): una sorta di modello utopistico di habitat della fine dell’Ottocento. Qui sono mostrati vari edifici dal cotonificio, al cimitero locale con la tomba della famiglia Crespi.
Si prosegue poi in Francia e ci si ferma in un castello abbandonato – allo Chateau Thierry nello Champagne – diventato un resort, che spicca da un piccolo promontorio che troneggia in una campagna tranquilla.
Dopo aver traghettato per l’Inghilterra, l’ultima tappa sarà l’ex campo militare di Standford, nella campagna del Norfolk dove restano solo pochi ruderi fatiscenti trivellati di colpi.
Il film è parlato contemporaneamente in tre lingue – quasi a sottolineare la distanza tra i personaggi – ed è senza sottotitoli, quindi ogni tanto ci si perde qualche dettaglio nei dialoghi.
L’ultima scena chiude sulle note di Pretty Vacant cantato dai Sex Pistols “Here’s no point in asking/You’ll get no reply/Oh just remember I don’t decide/I got no reason it’s all too much…”.
Jasmine Trinca è brava anche se ormai fa sempre più spesso la stessa parte di ragazza nevrotica e disturbata; anche il giovane Andrea Carpenzano si va specializzando nel suo ruolo di ragazzetto coatto ma buono. Peccato che Clive Owen, considerato uno degli attori più sexy oggi, barcolla sempre con la barba sfatta e i capelli tinti perdendo notevolmente il suo appeal.