Bambini. Una fotografa, Nilufer Demir, riprende (nel settembre 2015) il piccolo curdo Aylan Shenu. Tre anni, pancia in giù, composto, la faccia rivolta verso il mare, i piedi uniti, le mani rivolte verso l’alto. Sembra addormentato sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia.
La fotografia ferma l’immagine lasciandone traccia indelebile, legandola al soggetto mentre in un attimo racconta la storia pur breve della vita, della morte di un essere reale; lo immerge nella realtà (Roland Barthes ne “La chambre claire”).
Tracce che arrivano dalla guerra in Iraq, in Mali, lungo la striscia di Gaza. Guardi i grandi e i piccoli che passano dal gommone, dal canotto, dal barchino alla nave. Approdano, quando approdano, scendono a terra, con le coperte termiche – una macchia paradossalmente dorata – salvati e perduti. I respingimenti delegati dall’Italia alle milizie libiche puoi soltanto immaginarli, sono fuggitivi scomparsi. Non conteggiati. Numeri incerti di corpi sprofondati nelle acque del Mediterraneo.
Oppure, e di nuovo sono bambini, giacciono sulla spiaggia di Abu Kammash, vicino a Zuwara, in Libia, come mostrano le foto di Oscar Camps, tra i fondatori della Open Armas.
Vedi le foto e pensi che in questo modo vengono esposte al mondo delle piccole creature sole, senza riparo sociale. Eppure, non credo che le foto vogliano suscitare effetti voyeuristici, emotivi. Guardare il dolore altrui (Susan Sontag “Davanti al dolore degli altri” Nottetempo, traduzione di Paolo Dilonardo, 2021) fa uscire dalla condizione di continua distrazione, di curiosità svagata con la quale di solito ascolti il conteggio dei sommersi e dei salvati. Una rappresentazione che scuote, che provoca indignazione per l’ingiuria inflitta a tanti esseri umani.
Certo, l’immagine del piccolo Aylan e il comportamento di Angela Merkel la quale, pur rischiando molto dal punto di vista del consenso elettorale, aprì le porte ai rifugiati siriani, non sono state sufficienti a rovesciare l’atteggiamento poco coraggioso, apatico, indifferente ai legami solidali, dell’Europa.
Dunque, il processo non era irreversibile. Se le immagini dei bambini naufragati sulle spiagge libiche sono “inaccettabili” (il premier Mario Draghi), la realtà delle foto ci dice che, invece della spiaggia di Bodrum, i corpi dei piccoli a faccia in giù, continuiamo a vederli sulla spiaggia di Abu Kammash.