di Monica Luongo
Di Bia mi colpiva sempre la versatilità: mentre partecipava a interminabili riunioni a noidonne dove parlavamo delle pari opportunità, dell’aborto, dei salari delle lavoratrici, della politica, lei trovava anche il tempo per curare un rubrica di moda. Mai scontata, sempre con uno sguardo obliquo e originale. E le lunghe riunioni per decidere come sarebbe nato questo sito e a cosa dovesse servire, insieme a Letizia e Alberto. L’ultimo libro, l’ultimo film, non ne mancava uno. Riusciva a farmi mangiare cibi macrobiotici e parlare della meditazione.
Tosta era tosta. Abbiamo litigato molte volte, ci siamo scontrate su questioni politiche e non, per lunghi periodi non ci parlavamo, poi ci incontravamo nel solito bar, comodo per lei e per me, e prima di abbracciarci scoppiavamo a ridere per tutto quel silenzio sprecato invece di essere chiarito. Mi stupiva il suo perseverare nell’impegno politico in tempi di stanchezza e rifiuto generalizzati, la partecipazione alle attività delle donne, la sua presenza in scrittura qui e su Leggendaria. L’ultima volta che le ho chiesto di scrivere è stato in occasione di un Tema sul new porn per la rivista e lei parlò del paradosso femminista “libertarie o bacchettone”, a proposito di sesso, ricordando Roberta Tatafiore e Michi Staderini, Carla Lonzi, e Bernardo Bertolucci: sapere trasversale, competenza, originalità.
Eri sempre in ritardo sulle consegne, ma i tuoi pezzi erano impeccabili. Adesso non ti starò più sul collo. Ciao, Bia.