Pubblicato sul manifesto l’8 agosto 2017 –
Non amo molto la retorica di Saviano, e ancor meno quella di Galli della Loggia. Tuttavia devo schierarmi. Dalla parte della Ong Medici senza frontiere, che ha rifiutato di sottoscrivere il “codice Minniti” con una semplice motivazione: non sono ammesse armi a bordo delle imbarcazioni che , in autonomia da tutte le parti in causa ( armate fino ai denti), hanno come unico obiettivo il salvataggio di vite umane. Lo ha scritto con chiarezza ieri sul Corriere della sera il presidente di Medici senza frontiere Loris De Filippi: “Da sempre salviamo vite nel rispetto della legge. Il Codice non è una legge. Non dobbiamo scegliere tra l’Italia e gli scafisti. Come sempre la nostra unica scelta è stare dalla parte delle vittime, oggi di chi fugge da situazioni di estremo pericolo o bisogno, prendendo il mare perchè non ha altra scelta”.
Sarà anche per il caldo soffocante – siamo tutti più nervosi – ma la rincorsa tra chi offre il volto più truce contro lo sbarco di altri sventurati ha raggiunto vertici di parossismo che, se non fossero tragici, risulterebbero quasi comici. Minniti vuole vietare l’attracco ai porti alle imbarcazioni che non accettano il suo “Codice”, Renzi invoca il “pugno di ferro”, Salvini grida che quelle navicelle andrebbero affondate (a colpi di patriottico cannone?)
Per fortuna non manca qualche buona notizia di segno opposto. Apprendiamo dell’esistenza di pescatori democratici e antifascisti che dalle coste tunisine e anche altrove si oppongono alla pagliacciata della nave dei nazistelli che vorrebbe ostacolare i salvataggi. Mentre persino nel governo Gentiloni il ministro Del Rio si oppone all’idea di vietare i porti italiani ( questo sì sarebbe contro leggi e convenzioni internazionali) e un sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, osserva che riportare i migranti in Libia significa condannarli a “un inferno”.
Si nota una certa diminuzione degli arrivi. Bene, non arrivano qui a aumentare l’ansia provocata dai disagi sociali autoctoni, ma che fine fanno? Crepano nel deserto, o subiscono altre violenze nei campi di concentramento in Libia, descritti come fuori da ogni legalità dagli stessi responsabili e esperti dell’Onu?
La cosa più fastidiosa nell’intervento di Galli della Loggia era proprio questa, nel Mediterraneo non ci sarebbe “nessuna guerra”, quindi perchè invocare da parte delle Ong, e con loro da Saviano, l’esigenza di una neutralità disarmata? È invece del tutto evidente che nel “mare nostro” si muore come in guerra e che molte diverse guerre combattute in Africa e nel Medio Oriente, con altre orrende concause, sono all’origine di questa biblica fuga di massa.
Naturalmente non voglio negare che l’Italia si trovi, soprattutto per la vergognosa posizione prevalente in Europa, in una situazione molto, molto difficile. Capisco perfino, fino a un certo punto, l’attivismo di Minniti. Tuttavia se manca il senso della misura e quello di una politica che si dice “democratica” si aggrava l'”emergenza” anzichè arginarla e risolverla, oltre a tradire se stessi.
Come piccolo rimedio consiglierei di godersi più spesso musica, immagini e parole del video che ha battuto ogni record sui social globali, Despacito. Lentamente: pensare, desiderare, agire con calma è la scelta giusta non solo quando si fa la corte a una donna, ma anche quando si affrontano i problemi più difficili. Lo suggerisce un video e una musica pop che raffigura e esprime un mondo ormai completamente meticcio, tra Sud e Nord, Oriente e Occidente (vedi l’articolo di Moises Velasquez-Manof sulla Repubblica di ieri). Siamo tutti figli di grandi migrazioni, e dobbiamo imparare a migrare anche col cuore e col cervello.