“Caronte” è simpaticamente chiamata una piccola piattaforma galleggiante che permette di attraversare il non molto ampio porto canale che divide Cattolica da Gabicce Mare, e l’Emilia Romagna dalle Marche. Le due cittadine sono ormai da molto tempo una unica conurbazione. A monte più di un ponte carrozzabile sul corso d’acqua consente la normale viabilità. Ma verso la foce, dove si addensano alberghi, ristoranti, bar e negozi, imbarcazioni ormeggiate e in transito, le passeggiate e quindi le spiagge, il traffico pedonale intenso della stagione estiva richiede ulteriori possibilità di attraversamento.
“Caronte” è divertente e ingegnoso: un sistema di catene sommerse collegate alla zattera e un motore azionato con un pulsante consente a decine di passeggeri di raggiungere in pochi secondi una sponda o l’altra, con carrozzine e biciclette, a un costo variabile tra 20 centesimi di euro per un bambino a 50 per un adulto con bicicletta.
Un viaggio assai poco infernale e per me diversivo di soddisfazione infantile pressochè quotidiana: tuttavia è pur sempre un pedaggio che non si vorrebbe obbligatorio. E infatti ha sempre funzionato in passato, poco più a monte, un vecchio ponte girevole in ferro di antica e robusta fattura, percorribile gratuitamente. Poi anche qui è arrivato il progresso sotto forma di una notevole urbanizzazione: è nata una nuova darsena con spazi per esercizi commerciali, e si è sostituito il vecchio piccolo ponte girevole con un enorme ponte levatoio.
C’è solo un problema: spesso non funziona. Sono già due mesi (giugno e luglio) che per tutto il giorno rimane alzato. Mentre, secondo logiche ai più misteriose, viene abbassato alla sera verso le 21, e resta praticabile sino all’alba. Il popolo si lamenta, alcuni negozi hanno perso metà dei clienti abituali.
A bordo di “Caronte” le conversazioni si ripetono uguali: perché il ponte non funziona? Il metallo col sole si riscalda e si dilata troppo… Ma no, è un guasto alle macchine elettroniche… E’ il gestore di “Caronte” che lo ha sabotato o ha intrallazzato… Il quale signore alla guida della simpatica zattera taglia corto: è rotto!
Ora è comparso un avviso sulla ringhiera chiusa dell’impianto il cui linguaggio burocratico mi ha incantato. Un precedente foglietto informava molto laconicamente (e subdolamente): “Il ponte rimarrà momentaneamente chiuso al transito pedonale dalle ore 06,00 alle ore 21,00”. Si noti quel “momentaneamente”, leggibile da quasi due mesi. La nuova comunicazione annuncia: “Inizia la fase operativa di manutenzione”. Quindi si parla di “percorsi tecnico burocratici e di un necessario sopralluogo dei tecnici comunali (credo che la competenza sia di Cattolica, ma non ho fatto un’inchiesta) per accelerare i tempi di riparazione”. Accelerare? Ma era necessario raccogliere dati per “elaborare il progetto di strallatura del ponte”. Un capolavoro è la frase seguente, stampata in grassetto: “Già lunedì prossimo (17 luglio) dovrebbero iniziare i lavori, che dureranno circa 2 giorni. In questi 2 giorni il ponte NON sarà disponibile per il transito dei pedoni”. Provate a mettere in fila quel “Già” con il condizionale “dovrebbero” e il “circa” riferito ai 2 giorni…
Infine, che sarà mai la strallatura ?
Soccorre il dizionario: strallo è il cavo che regge l’albero della nave, o quello – in genere di acciaio – che regge un ponte sospeso. Sembrava per la verità un ponte già strallato (con i suoi bravi e vistosi tiranti), ma era una falsa impressione. Il progresso tecnico, economico, estetico e burocratico è comunque garantito.
(Nel frattempo i “circa” due giorni sono diventati una settimana in cui nulla è cambiato nonostante la “velocizzazione” della “fase operativa di manutenzione”…)