Mi stavo chiedendo proprio perché tante persone scrivano libri autobiografici, quando Anna Marocchi – che ho conosciuto principalmente in quanto moglie di un mio collega – mi manda generosamente una copia di questo suo (secondo) libro appena uscito ( Due finestre su piazza Navona .Narrativa Aracne, Ragno Riflesso, Roma 2015, pp. 125, € 12,00).
Anna è una donna molto bella ancora oggi, nata nel 1936, è stata una delle poche eroiche ragazze che si sono iscritte alla Facoltà di Architettura di Roma negli anni ’50. Questi studi universitari erano considerati, all’epoca, molto duri e difficili, sicuramente non adatti a una ragazza.
Anna Marocchi ha avuto una vita piena di soddisfazioni sia dal punto di visto lavorativo sia da quello famigliare: moglie e madre di due bellissime figlie (una delle due è l’attrice di successo Galatea Ranzi). Anna Marocchi è una donna schietta ed estroversa consapevole dei privilegi che ha avuto, ma anche caparbia e tenace per cui molti traguardi raggiunti li ha potuti ottenere grazie alla sua costanza e grande determinazione.
Io penso che il desiderio di scrivere di sé, andando in là con gli anni, venga per riviverne gli attimi preziosi e per fissarli nella memoria, ma anche e soprattutto per lasciare una testimonianza a figli e nipoti di un mondo che sta sparendo se non è già del tutto sparito: una preziosa documentazione di quanto fossero diverse le nostre vite solo mezzo secolo fa. In una realtà come quella di oggi dove tutto è immediato e contemporaneo, il sapere è orizzontale e le amicizie sono virtuali, il fattore “tempo” vuole essere notato e memorizzato, e per di più il libro resta.
Anna ripropone al lettore una Roma in bianco e nero che si girava in lambretta in un’epoca preconsumistica piena di speranze per il futuro. Infatti, leggendo il libro della Marocchi sembra proprio di vedere il film “Vacanze Romane” di William Wyler, interpretato da Audrey Hepburn e Gregory Peck. Era un’epoca dove si trovavano abbastanza facilmente le case in affitto in centro e Anna ebbe la fortuna di trovarne una, appena sposata, in Piazza Navona!
Era un mondo dove, negli studi degli architetti le prospettive si facevano a mano posizionando con cura i punti di vista, e i genitori erano genitori e non “amici”. L’educazione non era certo permissiva e il sesso era tabù. Un’Italia ipocrita e democristiana che abbiamo combattuto ma che, ahimè, talvolta rimpiangiamo quando vediamo attorno a noi tanta volgarità diffusa.
Il libro è corredato di foto dell’epoca ma anche di disegni e piante delle sue case quale prezioso materiale d’archivio. Mi piacerebbe se Anna mettesse insieme i vari racconti di queste “decadi vissute” per farne un grande unico grande romanzo della sua vita come testimonianza di una donna coraggiosa e di una Roma che fu.