Pubblicato sul manifesto l’11 novembre 2015 –
È possibile che la parola Genova, nome della città in cui sono nato, derivi dal latino ianua, che significa porta. Per i romani era il limite verso i territori dei Galli. Come un Giano bifronte la città guarda il mare e il Mediterraneo, ma anche le colline e le pianure che ha alle spalle, fino a spingere lo sguardo sino ai paesi e i mari dell’Europa del Nord. Come molti sanno il grande storico Fernand Braudel indicò in Genova una delle capitali dell’economia-mondo capitalistica, tra il ‘500 e il ‘600, prima che investimenti finanziari un po’ avventati verso l’impero spagnolo e le sue guerre ne determinassero un drammatico crack. Sì, le “bolle” finanziarie globali che ogni tanto esplodono non sono una novità recente. Il primato è passato poi, sempre secondo Braudel, a Amsterdam, Londra, New York.
Ma da quel lontano tracollo Genova sembra afflitta da una ricorrente sindrome del declino. Ogni tanto rialza la testa – fu uno dei vertici , con Torino e Milano, del “triangolo industriale” che sostenne il boom italiano – per poi ripiombare nella più cupa depressione e autosvalutazione.
Ho letto sul Corriere della sera che il governo pensa di affidare all’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) un ruolo di progettazione e coordinamento per realizzare nell’area dell’ex Expo a Milano un nuovo centro per la ricerca scientifica e tecnologica. Questo IIT ha sede su una collina genovese, ed è una delle non moltissime cose buone – non solo a mio parere – fatte dalla politica nazionale e locale per la città negli anni scorsi. (Grazie, voglio ricordarlo, all’intelligenza di amministratori di centrosinistra come il sindaco Pericu e il presidente della Regione Burlando, che hanno fortemente sostenuto il progetto nonostante provenisse inizialmente dall’esecrabile terzetto Tremonti, Bossi, Moratti).
Mi sono detto: be’ , un bel riconoscimento per la mia Genova ! Che ingenuo: a cena con amici liguri l’altra sera ho ascoltato il ritornello del tipico mugugno. Ecco, ora ci scipperanno l’IIT a vantaggio di Milano. Del resto ce lo meritiamo, siamo una città in declino! D’altra parte ho visto che anche a Milano non l’hanno presa bene: c’erano già dei progetti dell’Università meneghina sul l’area Expo. Che cosa vogliono ora questi genovesi ?
Meglio non parlare del corporativismo che spesso ottunde un’istituzione che dovrebbe essere votata all’esatto contrario, come, appunto l’Università. A Genova, per esempio, l’Università si è guadagnata un abbastanza universale discredito per non essere riuscita a decidere – nell’arco di un abbondante decennio – se si sarebbe trasferita nell’area di un costruendo parco scientifico tecnologico che accanto a industrie grandi e piccole a alta tecnologia, prevedeva – un po’ come si pensa per Milano – un campus di Ingegneria. Il relativo finanziamento pubblico forse non andrà perduto perchè proprio l’IIT , che già accoglie più di un migliaio di scienziati e ricercatori di tutto il mondo, ne prenderà il posto.
Il direttore scientifico dell’istituto, Roberto Cingolani, assicura sui giornali genovesi che non ci sarà alcuna smobilitazione in Liguria, e su quelli milanesi che certo opererà insieme a tutti i soggetti scientifici della recentemente ribattezzata “capitale morale”.
A me piacerebbe che, soprattutto dalle parti della sinistra, o meglio delle sinistre che sono di nuovo in creativa proliferazione, si prestasse la dovuta attenzione a questi processi che riguardano la formazione della cultura scientifica di un intero paese, e non solo. Addirittura, ci si dovrebbe ogni tanto chiedere se ciò che viene ideato e brevettato in questi affascinanti laboratori – una volta resi operativi – sarà davvero utile a migliorare la “qualità della vita”, come viene solennemente annunciato.