Dopo la relazione di Letizia Paolozzi sulla Cura al convegno “Io che amo Napoli”, promosso dalle Donne Meridiane, pubblichiamo l’introduzione di Anna Maria Carloni e Franca Chiaromonte, e la relazione di Vittoria Franco sulla Responsabilità.
Anna Maria Carloni – Franca Chiaromonte
Introduzione al convegno “Io che amo Napoli”
Per Franca e per me è fantastico essere qui oggi è ritrovare molte amiche .
E’soprattutto, alle più giovani che vogliamo dedicare le ” Donne Meridiane” a cui auguriamo di crescere insieme ad una nuova stagione di risveglio civico per Napoli .
L’immagine che abbiamo scelto per il logo si ispira al centro antico di Napoli, i suoi palazzi signorili , uno diverso dall’altro, abitati dal ricco signore ai piani alti e dal più povero in basso ; il reticolo di strade e vicoli che si apre verso il mare . Il colore blu che vuole segnare questa apertura.
Il mare che bagna Napoli; oppure che non bagna più Napoli, come ci dice la Ortese , e noi sappiamo cosa questo significhi.
In un suo bellissimo intervento ad una nostra iniziativa Franca ci diceva :” Napoli è bellissima . Napoli è sporca, piena di spazzatura, invivibile. Napoli è tutte queste cose. Anche per questo è difficile dare un giudizio definitivo su Napoli e la sua gente. Difficile dire che tutto si può recuperare, come che tutto sia perduto . A volte tento di aiutarmi con la storia , cercando di trovare tracce, spiegazioni antropologiche di un popolo, e anche lì trovo tutto e il contrario di tutto…. Dire che questa città , il suo mare , i suoi colori , i suoi presepi, la sua allegra gente ci commuove , sembra una bestemmia, di questi tempi, eppure per me è’ ancora così . Poi c’è il resto , una percentuale enorme nel suo insieme. Le infinite infiltrazioni camorristiche, gli ospedali che non riescono a coprire le necessità della sua gente, la paura che si ha ad uscire di giorno e di notte, la disperante povertà di tante famiglie, l’immondizia. Tutto questo e molto altro ancora e’ Napoli.”
Nel nostro logo c’è anche un punto rosa al centro dell’immagine. Rimanda alla storia dell’impegno femminile. Nella nostra storia c’è Emily con le sue 1000 associate , i corsi di formazione alla politica, la lista delle donne alle elezioni del 2005.
Per noi è una bella storia, di libertà di amicizia e di passione, che ha avuto un inizio e dopo 10 anni una fine, che insieme abbiamo deciso e votata.
Qui, oggi, non siamo a Emily2.0 , ma sappiamo che passato, presente e futuro sono dimensioni che si tengono insieme e che il passato di Emily a Napoli e’ una risorsa per incidere nel presente.
Per Franca e per me Emily è anche la radice robusta di una amicizia incrollabile che oggi ci porta qui con il desiderio di trasferire ad altre quello che sappiamo delle reti di donne e della politica, così come è successo a noi giovani, quando altre donne ci sono state maestre.
Nei mesi scorsi, prima dell’estate, alcune amiche ci hanno chiesto di creare l’occasione di un nuovo incontro. Il primo dei nostri tre incontri a luglio , è’ stato molto partecipato e intenso, ricco di sentimenti. C’era anche dolore per l’incuria e l’abbandono di tante opere, imprese comuni, parti della città. Per l’incattivimento del clima, del dibattito pubblico, per la violenza fuori controllo, quella degli uomini sulle donne, ma anche per le vite violente dei giovani e giovanissimi sempre più protagonisti di baby gang e guerre di camorra.
Ci siamo dette ancora una volta , come sanno dire le donne, che vorremmo una politica capace di parlare con semplicità e coraggio dei problemi reali delle persone e della città. La povertà crescente. Il lavoro che non c’è . Il futuro e il presente dei giovani nel vuoto dei quartieri. La sicurezza che manca e la paura che cresce come ai tempi del terrorismo, quando ci si imponeva il coprifuoco. Le scuole che dovevano essere aperte il pomeriggio,e invece sono chiuse, cadenti e sporche. La casa di maternità , mai aperta, la prevenzione e i consultori abbandonati mentre sempre di meno ci si cura. Il dovere di accogliere i migranti che sono ormai tra noi, ma stranieri.
Abbiamo deciso di rimboccarci le maniche per migliorare le cose e abbiamo iniziato a fare una specie di viaggio attraverso le parole , due innanzitutto : cura e responsabilità che ora affideremo alla riflessione critica di Vittoria Franco e Letizia Paolozzi.
Anche Papa Francesco ci spinge a contrastare” …l’irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale guidata solo dal guadagno e dal potere ” dunque prendere responsabilità. Ma quale responsabilità ?
La prima responsabilità che ognuna ha voluto prendere su di se’ e’ stata quella di dare vita ad un noi , la rete di Donne Meridiane . Rete e non associazione che avrebbe richiesto sede , presidente , vice presidente, segretaria, tesoriera tutt’e scelte faticose da prendere e poi da sostenere.
Scegliamo di essere una rete, un movimento aperto a tutte (anche agli uomini di buona volontà che vorranno confrontarsi e agire con noi), a cui si potrà aderire e partecipare, informandosi facilmente, grazie alla nostra pagina FB che in quattro giorni è’ stata già visitata da 2000 persone.
Abbiamo deciso di chiamarci DONNE MERIDIANE come il titolo di un nostro convegno , molto ben riuscito a Napoli nel 2004.
Allora discutevamo di regole e potere. “Quando le regole sono chiare e rispettate le donne vincono” . Questo era il motto di Emily . Da allora molte cose sono cambiate . Nelle istituzioni della politica oggi le donne ci sono e possono andare dappertutto. Questo è’ un grande risultato. Per questo ci siamo battute ( non solo noi ) e abbiamo vinto. Penso che abbiamo fatto bene a dedicare tanto tempo ed energie alla costruzione di regole ( per esempio nella legge elettorale ) che aiutassero le donne a competere e vincere.
Oggi è’ tempo di una nuova agenda perché altre sono le necessità e le priorità.
A Napoli ci misuriamo con una politica che ha abbandonato le persone più fragili e i territori più difficili.
(Mi ha colpito tornare alla Sanità subito dopo la morte violenta di Gennaro , nella piazza dove Genni è’ stato ucciso da una banda di giovani , criminali e camorristi , campeggiava l’insegna della antica sezione , oggi del PD , abbandonata e chiusa da tempo.)
Diversamente esiste nella città di Napoli una piccola classe dirigente di donne che nelle associazioni cittadine e di quartiere , nelle reti di solidarietà , nelle piccole imprese lavorano fattivamente . Le stesse che hanno organizzato le più significative iniziative di lotta contro la criminalità , come recentemente a Soccavo, al rione Traiano, alla Sanità , a Pianura. Mettendo in luce che le energie femminili sono preziose, che c’è una città che resiste e che lotta che deve essere raccontata valorizzata e concretamente sostenuta.
Ad una malavita organizzata che presidia e controlla quotidianamente i quartieri intendiamo opporre una buonavita organizzata , che ancora non c’è e per la quale ci affidiamo a questa tenace rete cittadina fondata sulla capacità femminile di operare al meglio .
Dice Franca che questo è’ possibile : ” non solo perché a mio avviso non esistono altre alternative , ma perché alle donne e alle loro capacità ho sempre creduto “.
Anche io lo credo e noi lo crediamo .
Per questo non ci sono scuse , serve solo il coraggio di ripartire da qui.
Vittoria Franco
La forza delle parole: Responsabilità
Mi auguro vivamente che questa iniziativa voluta da Donne Meridiane abbia successo e che riesca a coinvolgere un gran numero di donne e uomini.
Venendo al tema che mi è stato assegnato, la responsabilità:
quando si parla di politica, si parla di responsabilità, intesa come obbligo di rispondere ai cittadini.
Ma prima di entrare più nel dettaglio voglio richiamare le tre qualità fondamentali del politico che indica Max Weber nella sua famosa conferenza La politica come professione (1919), una lezione ancora molto attuale: passione, senso di responsabilità, lungimiranza.
Passione nel senso di dedizione appassionata a una “causa”. La scelta di una causa (noi diremmo di un ideale, di un complesso di valori) dovrebbe essere all’origine della decisione politica. Il politico è colui/colei che si mette al servizio di una “causa” e quindi fa della responsabilità nei confronti di questa causa la guida determinante dell’azione.
Questo è il primo significato di “responsabilità”. C’è poi un secondo significato: agire con responsabilità nella sfera pubblica significa calcolare le conseguenze dell’azione, farsene carico: risponderne, appunto.
Mi piace inoltre citare un’autrice a noi più vicina: Hannah Arendt, che concepisce la responsabilità come “cura del mondo comune”. È questa la forma più elevata di responsbilità politica.
Per Hannah Arendt è la stessa politica che va intesa come cura del mondo comune.
Il mondo comune è il mondo che gli uomini costruiscono, fatto dalle loro relazioni, dalle istituzioni a cui danno vita, dagli oggetti costruiti, dai prodotti della loro creatività. È la dimora non mortale per esseri mortali: nasciamo in un mondo che esisteva già prima di noi e che esisterà dopo di noi, come fardello per i posteri. Potremmo tradurre questo dicendo che esso è il mondo delle istituzioni democratiche, fatto di cittadinanze.
Il mondo comune trascende il nostro arco di vita. E però, proprio per questo la sua permanenza è affidata alla responsabilità e alla cura di ciascuno, proprio perché è costituito dall’intreccio delle azioni e delle relazioni umane.
La politica è questo luogo dello stare insieme, il luogo in cui gli uomini si manifestano gli uni agli altri e si trattano da pari essendo irriducibilmente diversi.
Responsabilità, nell’etica come nella politica, è dunque farsi carico, rispondere delle conseguenze del proprio agire sugli altri. Rispondere del bene comune nel senso arendtiano di averne cura, salvaguardarlo e preservarlo.
All’origine della nascita del paradigma politico della responsabilità, nel ‘700, rispondere voleva significare anche un’altra cosa importante: essere soggetto a punizione per aver commesso abusi di potere e arbitrii, infrangendo la legge. Per questo era considerata una parola liberatoria, perché legata alla possibilità di punire chi se ne faceva autore.
Quindi responsabilità nei due sensi: come farsi carico del mondo comune e dell’interesse pubblico e poter essere punito per abusi commessi.
Per questo è importante la discussione sulla responsabilità dei ministri che si svolge a proposito delle prime costituzioni. Ora i ministri potevano esercitare un potere in proprio, un potere discrezionale sganciato dalle azioni del monarca.
La nozione di responsabilità accompagna la storia del costituzionalismo moderno fino a produrre una nuova etica pubblica fondata proprio sull’esercizio della responsabilità individuale, a vantaggio dell’interesse pubblico.
Via via che si procede nel tempo, la responsabilità pubblica è legata sempre più all’ampliamento della cittadinanza, al riconoscimento di diritti, alla nozione di giustizia sociale e di giustizia di genere, riconoscendo le donne come soggetti anche di diritti autonomi.
Come dice la radice del termine – “rispondere a qualcuno di qualcosa” – nella responsabilità è compresa sia l’autonomia che la relazione. Per poter rispondere delle mie azioni, devo infatti poter essere riconosciuta nella mia autonomia, però devo anche riconoscere che sono immersa in una rete di relazioni di cui devo tener conto.
Non possiamo non rilevare in questa sede il ruolo importante che la responsabilità ha avuto nella storia delle donne, che hanno potuto acquisire soggettività quando è stata riconosciuta loro la possibilità di esercitare responsabilità, quando cioè sono state nelle condizioni di rendere conto, di rispondere delle loro scelte.
Possiamo concludere dicendo che la responsabilità è donna, che le donne sono le più interessate al bene pubblico, a vivere in un ambiente istituzionale sano; sono le più inteteressate al buon governo e al rispetto delle regole, con diritti e doveri certi, a “una buonavita organizzata”, come ha detto Anna Maria Carloni.