Pubblicato sul manifesto il il 4 agosto 2015 –
Non parlerò del fiume americano ma di una sua singolare eco adriatica. Un locale su palafitte che sorge in mare davanti alla spiaggia di Gabicce, dove le Marche confinano con la romagnola Cattolica. Lo vedo ogni estate in vacanza e mi ha sempre affascinato. Secondo il progettista – un geometra di Rimini che lo ideò alla fine degli anni ’50 – doveva apparire come un tipico battello fluviale, con tanto di enorme ruota a pale disegnata sui fianchi. La realizzazione ha un po’ tradito il progetto, e a evocare l’epopea del grande fiume è rimasto soprattutto il nome sull’insegna, e un’ indefinibile attrazione esotica che la costruzione esercita (almeno su di me).
Negli ultimi tempi era chiuso e sempre più decadente. Ho sentito dire che è stato sequestrato per torbide presenze mafiose. Ma sere fa era di nuovo illuminato e accessibile. Ho scoperto che ora appartiene al Comune e che era stato concesso a un’associazione di cittadini (“Il Fortino”) che vi ha realizzato una mostra dal titolo “Magica Gabicce”.
Il Mississippi era un Ristorante Bar Night Club, o Dancing, che ha avuto la sua stagione d’oro negli anni ’60, quando sullo stretto molo che lo collega alla spiaggia sfilavano le Miss Mississippi, e al finto battello sul mare attraccavano motoscafi da cui sbarcavano Raffaella Carrà o Mike Bongiorno.
Cose imparate dalle fotografie e dai testi in mostra: la storia soprattutto turistica di Gabicce dagli anni ’30, intrecciata con la biografia di un suo cittadino nato in quell’anno, Silvano Magi. Il signor Magi, scomparso l’anno scorso, era molto conosciuto e amato, non solo dalla moglie e dalla figlia, che hanno curato con altri amici la mostra. Era stato tra l’altro impiegato della locale Azienda di Soggiorno, nel dopoguerra in cui Gabicce da piccolo borgo di pescatori e di costruttori di barche da pesca è diventata una importante località turistica.
Pittore e grafico autodidatta, ha disegnato lui molte delle immagini che hanno pubblicizzato le nuove pensioni, i nuovi alberghi, i locali e le iniziative promozionali, le infrastrutture che hanno dato corpo al boom economico in questo angolo d’Italia che allora cercava di promuoversi senza complessi come la “Capri dell’Adriatico”. Scommettendo sull’attrattiva di un litorale incorniciato – dopo chilometri e chilometri di pianura assoluta – da un promontorio verde a picco sul mare.
Un piccolo ma intenso racconto, intessuto di nostalgia e di orgoglio. Il signor Magi era a suo modo un creativo precario (ha fatto molti lavori diversi in varie località). Teneva album in cui incollava ritagli di riviste illustrate, in cui la rèclame del Cordial Campari finisce accanto ai disegni delle automobili americane Pontiac, ai profili stilizzati delle pin-up in due pezzi, ai cappellini alla moda. Erano le sue fonti di ispirazione.
Ho pensato, non so bene perché, ai tanti discorsi a sinistra sulla “nuova ragione neoliberale” del mondo, in cui tutti vengono ingannati e dominati dal dio del consumo e del falso godimento, costretti a essere “imprenditori di sé stessi” avendone in cambio nuove forme di sfruttamento e alienazione, e la disoccupazione. Il signor Magi, in tutt’altra epoca, è stato come moltissimi italiani un “imprenditore di sé stesso”, sembrerebbe con maggiore soddisfazione e senso di sé. Poi, naturalmente, c’è da discutere sul tipo di sviluppo che anche quel “boom” ha prodotto.
Però la logica e il potere che ci dominano possono forse essere rovesciati cominciando a riconoscere il desiderio profondo che ci anima, e persino la voglia di godersela almeno un po’?